Alex Daniele, figlio grande di Pino Daniele e suo personal manager, racconta all’Ansa il vuoto lasciato dalla perdita improvvisa del papà, oramai tre anni fa: “Mi manca soprattutto il dialogo, quello sulle nostre frequenze, legato ad un certo tipo di linguaggio prettamente partenopeo, dove spesso bastava una parola o un’espressione idiomatica per racchiudere il senso di un discorso”.
Una vita trascorsa con la musica e per la musica, quella di Pino Daniele: “ma la musica , la musica è tutto quel che ho…”, come cantava in un pezzo di straordinario successo agli inizi degli anni Ottanta. Infatti, “l’aspetto al quale teneva di più – spiega suo figlio – è la figura di musicista con un suo personale linguaggio. Suonare per Pino era una missione e il codice per comunicare il sentimento. Il sentimento è la chiave nella sua musica. Viveva per suonare, quando non suonava aspettava il momento di suonare”.
I verbi per Pino Daniele si coniugano sempre al presente e non è un caso che il titolo scelto per il grande tributo live in programma allo stadio San Paolo di Napoli, il prossimo 7 giugno, sia “Pino è”. Tributo al quale parteciperanno alcuni tra i più grandi artisti della musica italiana e amici del cantautore. Una parte dell’incasso sarà devoluta ad iniziative benefiche. “Pino – continua Alex – è un’anima dai mille culure”. Attraverso le iniziative della fondazione di cui è presidente, la Pino Daniele Trust Onlus, il figlio cerca di testimoniare “la sua ricerca sonora, il coraggio di cambiare e di evolversi partendo dalla conoscenza delle proprie radici, sperimentando attraverso i generi musicali e la contaminazione etnica; il metodo dell’espansione e della condivisione e’ fondamentale per l’evoluzione di un artista, ma anche dello spirito di ognuno di noi. La sua arte e la sua figura artistica – aggiunge – sono l’espressione di un sistema di valori etici ed umani, che cerco di trasferire nei nostri progetti”. L’ultimo, in ordine temporale, è “Quando”, il cofanetto con il meglio del repertorio di Pino Daniele pubblicato dal 1981 al 1999, novantacinque brani rimasterizzati, il Dvd del film documentario “Il tempo resterà”, scritto e diretto da Giorgio Verdelli, e un libro di settantadue pagine che racchiude testi, foto, commenti, rarità, memorabilia e approfondimenti sul suo percorso artistico. Alex è felice del lavoro fatto in tempi rapidi con la Fondazione intitolata al papà: “Sono molto soddisfatto della valorizzazione dell’opera di Pino anche attraverso i conservatori di musica italiani con l’appoggio del MIUR/AFAM con cui abbiamo rinnovato la collaborazione anche per il 2018. Per tutto l’anno troverete il segno della Pino Daniele Trust Onlus per la valorizzazione del catalogo discografico di Pino attraverso l’integrazione di contenuti a scopo documentaristico. Ora guardiamo anche all’estero. E’ importante creare documenti fruibili anche in altri paesi”. Ad un mese dal Festival di Sanremo, Alex rivela che “Pino lo seguiva con attenzione, ma non era un amante della gara” e, a proposito delle novità introdotte da Baglioni, suo amico, aggiunge: “Sicuramente approva la direzione artistica di quest’anno: Claudio ha rivisto le regole del festival con la giusta sensibilità di grande artista quale è”. Cresciuto a pane e musica, Alex non ha mai smesso di ascoltare le canzoni del papà. La colonna sonora delle sue giornate “cambia, random, a seconda del mood della giornata” ma ultimamente, rivela, “il brano più gettonato e’ Melody”. L’immagine ingombrante di un artista immenso e di un padre esigente è più di un’ombra accanto ad Alex. “Sto attento a pesare le condizioni delle mie scelte non tanto sulla considerazione di cosa approverebbe lui se fosse qui, ma di cosa approverebbe ora dalla dimensione in cui si trova, con lo sguardo dell’oltre, fuori dai pregiudizi e vincoli terreni. Insomma la regola che seguo è non mentire a me stesso e prendo le decisioni con cuore, testa e sentimento, così da percepire ancora l’eco del suo ”Guagliooo…’ in segno di approvazione”.
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