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Omicidio Veropalumbo, la notte di Capodanno del 2008 in campo dopo dieci anni un drone e gli esperti della scientifica per accertare la verità. Proseguono incessantemente le attività investigative per far luce su uno dei casi che ha più scosso l’opinione pubblica oplontina e partenopea, relativa all’assassinio del compianto Giuseppe Veropalumbo avvenuta durante i festeggiamenti di fine anno tra il 31 dicembre 2007 ed il 1° gennaio 2008, nella sua abitazione di Corso Vittorio Emanuele III. Nella giornata odierna, gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato Torre Annunziata , coordinati dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, hanno svolto un sopralluogo presso l’abitazione. Gli accertamenti eseguiti dai poliziotti del Commissariato Torre Annunziata, unitamente agli esperti della Polizia Scientifica di Napoli, sono stati realizzati con le più sofisticate ed avveniristiche tecniche investigative e proseguiranno in maniera incessante. Quello che riscahiva di rimanere un Cold Case viene ufficialmente riaperto dopo che nel 2013 la Procura di Torre annunziata aveva dichiarato chiuse le indagini senza un colpevole. Poi lo scorso anno una prima svolta: il pentito di camorra, Michele Palumbo “munnezza”, ex-killer spietato del clan Gionta, fece riaprire il caso.
Palumbo, 46 anni, già da 6 in carcere e condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio del pregiudicato Ettore Merlino, agli inquirenti fece il nome del presunto autore del folle gesto. Si tratta- secondo quanto riferito dal “munnezza” ai magistrati della Dda di Napoli, – di un 38enne pregiudicato ritenuto vicino al clan Gionta. Il racconto del collaboratore di giustizia (Palumbo si è pentito il 26 maggio 2015, ndr) ha così spinto la Procura della Repubblica di Torre Annunziata a riaprire il caso. Il nome del 38enne, autore degli spari secondo la versione di Palumbo, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio preterintenzionale. L’uomo è già stato interrogato dal pm titolare del fascicolo d’inchiesta, Silvio Pavia, e dinanzi all’accusa ha negato ogni addebito. Già nel 2014 arrivò una presunta svolta nell’inchiesta, grazie alle rivelazioni di due collaboratori di giustizia, che in carcere raccolsero voci sul presunto responsabile della morte di Veropalumbo. Voci, però, mai suffragate da concreti elementi di prova. Carmela Sermino, la moglie di Giuseppe, non ha mai smesso di chiedere verità e giustizia. Il sopralluogo di oggi con il drone e i nuovi esperti della scientifica non fanno altro che confermare che qualcosa di positivo potrebbe arrivare a breve.
Articolo pubblicato il giorno 25 Gennaio 2018 - 18:26