“ Il 17 maggio prossimo cadrà il venticinquesimo anniversario, esattamente un quarto di secolo, dal brutale assassinio di Maurizio Estate, spirato tra le braccia del padre, dopo che gli avevano sparato per essere intervenuto, poco prima, sventando uno scippo – ricorda Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari che, dopo lustri di battaglie condotte insieme ai familiari di Maurizio, finalmente vede riconosciuto il proprio impegno sociale, con l’attuazione dell’ordine del giorno votato all’unanimità dal Consiglio comunale fin dal lontano 1994 –. Il grave fatto di sangue avvenne a Napoli, il 17 maggio 1993, al vico Vetriera a Chiaia, dove una lapide, apposta alcuni anni addietro, ricorda la nobile figura di questo giovane che ancora oggi rappresenta un fulgido esempio, per tanti, di altruismo e di amore per il prossimo, e dove, finalmente, dopo incomprensibili quanto ingiustificabili ritardi, lunedì prossimo, alla presenza delle massime autorità cittadine, avverrà l’apposizione della targa toponomastica con l’intitolazione del largo al giovane eroe, medaglia d’oro al valore civile “. “ Negli anni passati, in occasione della commemorazione, sono stati presenti anche gli alunni di una scuola media statale che ha assunto Maurizio Estate come simbolo di eroismo, realizzando pure un filmato dove si descriveva la vita della giovane vittima della criminalità – continua Capodanno -. Tra i tanti riconoscimenti vanno menzionate le parole, in occasione della commemorazione del 17 maggio 2005, del primo cittadino del capoluogo partenopeo, che, nel ricordare il giovane, il quale, quando fu ucciso, aveva appena 23 anni e stava per sposarsi, lo paragonò a Nicola Calipari, il funzionario del Sismi che si gettò su Giuliana Sgrena per difenderla “.
“ Leggendo la lapide dedicata a Maurizio – conclude Capodanno – vengono in mente le parole del fratello: “Spero che questa lapide sia di monito per i giovani, altrimenti ci piegheremo alla barbarie. Ricordare è importante, una città senza memoria non ha futuro. È facile andare via, il difficile è vivere qui a Napoli. Ma non possiamo andarcene. Dobbiamo sperare ed essere sempre di più a farlo“ “.
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