Sette episodi in due mesi: protagonisti sempre ragazzi che, armati di coltelli, catene o pistole, aggrediscono altri ragazzi, in un’escalation di violenza fine a sé stessa che a Napoli è diventata vera e propria emergenza. Don Maurizio Patriciello, parroco del Parco verde di Caivano, prete simbolo della lotta al degrado nella Terra dei fuochi, conosce bene i quartieri difficili della città ma chiarisce subito che il problema non è solo lì e non è solo legato a quelle situazioni estreme, e che le responsabilità sono di tutti, famiglia, scuola, chiesa. “E’ il bene comune, sono le future generazioni. Dobbiamo fermarci e chiederci se siamo stati capaci di fare cordata intorno a questi ragazzi – riflette, interpellato dall’Adnkronos – Purtroppo la risposta è no”. “Non dobbiamo nasconderci dietro alla realtà di quartieri che sono sicuramente più difficili – spiega – in quelle situazioni i problemi vengono accentuati ma c’è un problema più generale che riguarda la trasmissione dei valori alle nuove generazioni, che noi non siamo stati in grado di fare. I ragazzi vanno aiutati, noi adulti non abbiamo saputo trasmettere loro i valori giusti e dobbiamo assumercene la responsabilità”. “Ma non mi va di gettare la croce sulle famiglie – chiarisce don Patriciello – Oggi i ragazzi hanno la possibilità di vedere e sapere tutto in tempo reale: non ce n’è uno che non abbia uno smartphone con cui essere sempre connesso. Queste cose sono più grandi di noi. La famiglia per quanto sia attenta non ce la fa, la scuola non riesce a interessarli. E’ la società che deve fare un esame di coscienza, in alcuni casi questi problemi di ordine generale si accentuano si moltiplicano a dismisura e succedono cose molto brutte”. Don Patriciello si sofferma poi sulle realtà più estreme. “Sono quartieri difficili, ci hanno ammassato le povertà, il lavoro non c’è. Lì si crea un modus vivendi: i bambini crescono per la strada, la scuola non ha attrattiva su di loro, in famiglia certi valori non vengono trasmessi. Sono annoiati, se potessero fare sport, se le loro energie potessero essere impiegate in modo sano, se li mettessimo a competere su altre cose. Ma stanno per strada e la strada è una pessima maestra”. E quanto all’annunciata presenza del ministro dell’Interno Marco Minniti alla riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica che si terrà domani sottolinea: “non voglio sembrare irriverente o disilluso, sono contento che domani venga il ministro dell’Interno ma di questi vertici ne abbiamo visti tanti, e dopo le cose restano come sono. Cosa cambia? A parte forse la presenza della polizia non succede nient’altro. I soldi non ci sono, i papà di questi ragazzi sono disoccupati, o lavorano in nero e mal pagati, le case sono piccole e scomode. Dove vanno questi ragazzi? Vanno per la strada – ribadisce don Maurizio – E’ un serpente che si morde la coda. Dobbiamo essere in grado di spezzare questo serpente. Dò il benvenuto al ministro ma alle parole devono seguire i fatti, altrimenti le parole lasciano il tempo che trovano”.
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