Gli investigatori stanno cercando di interpretare il significato della bomba carta esplosa, nel pieno dei festeggiamenti di Capodaano, davanti a un cancello nei pressi del palazzo in cui abita il ras Salvatore D’Amico “o’ pirata”, a San Giovanni a Teduccio. Si vuole capire se si sia trattato di un caso o di un messaggio ben preciso al boss alleato dei Mazzarella e in guerra con i Rinaldi-Reale. Da alcuni mesi la zona di san Giovanni a Teduccio, ma in particolare tutta la periferia Orientale di Napoli, è diventata una polveriera.
La bomba carta in pratica è esploso poco minuti dopo la stesa di via Sorrento contro l’abitazione di Sergiolino Grassia in rottura con i Rinaldi e già oggetto di una precedente stesa il giorno dell’Immacolata. Ma potrebbero esserci collegamenti anche con la bomba carta esplosa la notte del 22 dicembre in via Ferrante Imparato e costata la vita ad Antonio Perna e il ferimento della sua compagna Monica Veneruso (entrambi presunti bombaroli e legati ai Mazzarella). Salvatore D’Amico ‘o pirata, una condanna a 14 anni di carcere in primo grado ricevuta nel 2016 ma libero dall’estate del 2015, così come i fratelli e gli altri 15 imputati nel processo, per scadenza dei termini è in guerra da anni con i Rinaldi del Rione Villa. Salvatore D’amico era salito alle cronache quando, in occasione degli arresti avvenuti il 14 giugno 2011 nell’ambito dell’inchiesta dell’Antimafia su racket e camorra, uscendo in manette dalla caserma, baciò sulla bocca il figlio minorenne con un gesto plateale e pieno di significati nel gergo della malavita.
Nel 2016 c’era stato un botta e risposta nel giro di una settimana tra fine maggio e inizio giugno prima con la fallita stesa contro l’abitazione del boss Ciro Rinald “my way” ( i pistoleri sbagliarono abitazione ) e poi la risposta con la stesa contro l’abitazione in cui si trovavano i due pregiudicati Giuseppe Di Carluccio e Pasquale Troise. Poi dopo mesi di silenzio il fragore delle armi è tornato a riecheggiare nella zona zona e con esso la tensione tra i vari schieramenti criminali alimentati dalla sete di potere del nuovo reggente del clan Mazzarella, “l’uomo nero” di san Giorgio a Cremano.
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