Movida violenta a Napoli: padre ‘scorta’ figlio 15enne “Non lo sa, ma dove va ci sono anch’io”. Non ditegli che e’ un papa’ detective o, peggio ancora, giustiziere. Vi rispondera’ che e’ solo un papa’ che si preoccupa per il proprio figlio. Si’ perche’ nella Napoli della Movida violenta e delle baby gang che minacciano la tranquillita’ dei quartieri bene come Chiaia, un tempo frequentati solo dai figli della borghesia, c’e’ anche chi si prende la briga di seguire il proprio ragazzo a distanza quando esce il sabato sera. In maniera discreta, il piu’ delle volte di nascosto. Come I.B., 42enne papa’ di un 15 enne che il sabato sera come tanti altri giovani della sua eta’ frequenta la cosiddetta zona dei ‘baretti’, un dedalo di viuzze a ridosso di piazza dei Martiri, salotto buono della citta’ un tempo isola felice ma oggi al centro di diversi episodi di violenza (l’ultimo la notte tra sabato e domenica con due ragazzi accoltellati) e luogo cult della Movida dei giovani.
E cosi’ se Marco (il nome e’ di fantasia) va a mangiare una pizza, papa’ I. fara’ in modo di stare nei paraggi. Una sorta di sorveglianza a distanza, per tenere sempre sotto controllo frequentazioni e situazioni, capire con chi sta o se nei dintorni gira brutta gente. Una pratica che fino a qualche anno fa sarebbe stata bollata come eccessiva, ma che oggi si giustifica con il clima di insicurezza che si e’ diffuso nella zona. “Lo faccio da due anni ormai – racconta all’ANSA chiedendo di mantenere l’anonimato – da quando Marco esce con gli amici. Ovviamente resto in incognito, mio figlio non me lo perdonerebbe se mi facessi vedere. E se mi accorgo di qualcosa che non quadra, faccio in modo di avvisarlo con una telefonata oppure intervenendo come se stessi passando di li’ per caso. A volte, se vedo strani movimenti in zona, lo chiamo, gli dico che mi trovo anch’io da quelle parti e invito lui e i suoi amici a raggiungermi con la scusa di un gelato. Altre volte, invece, la mia guardiania dura poco. Mi sincero che sia in un luogo tranquillo e torno a casa”. In due anni di ronde il signor I. si e’ fatto un’idea chiara del fenomeno movida violenta: “Sono bande di ragazzini che calano soprattutto dalla periferie e che vengono qui con l’idea di fare una bravata, di imporre una sorta di predominio in un territorio che non e’ il loro. A quel punto basta un qualunque pretesto per far scattare la violenza. Le forze dell’ordine sono molto piu’ presenti rispetto a un tempo, ma non basta”. Intanto tra i commercianti di via Carducci, dove nella notte tra sabato e domenica due ragazzi di 18 e 19 anni sono stati aggrediti e feriti da una gang, filtra la preoccupazione.
“Purtroppo qui la sera arriva tanta ‘spazzatura’ – osserva Franco Morano, uno dei titolari di 121 Cafe’ – noi per un anno abbiamo preferito chiudere presto la sera piuttosto che correre rischi. Tanti clienti mi dicono che il sabato sera non escono piu’. Adesso come precauzione non facciamo piu’ caffe’ dopo una certa ora per scoraggiare l’arrivo di una clientela non selezionata”. Per Giuseppe Mennella, titolare dell’omonima gelateria, va in qualche modo controllata la vendita di alcool. “I baretti non sono di per se’ la pietra dello scandalo. Se si vuole contrastare il problema e tenere alla larga determinate persone – spiega – bisogna aumentare i controlli sulla somministrazione degli alcolici o almeno qualificare l’offerta per non renderla accessibile a tutti”. Intanto non diminuiscono gli episodi di violenza tra giovani. Nella notte, a Porta San Gennaro, un 17 enne e’ stato ferito a colpi di pistola alle gambe. Ha riferito di essere stato aggredito senza motivo da un gruppo di giovani. Cosi’ come fu un branco di giovani a rendersi responsabile dell’accoltellamento di un 18enne e un 16 enne per uno sguardo di troppo la sera del 17 dicembre scorso a piazza Vanvitelli: diciassette i ragazzi identificati e denunciati.
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