Luca Materazzo aveva chiesto a un’amica se conoscesse qualcuno che potesse procurargli una parrucca per travestirsi. E’ uno dei particolari inediti che emerge dall’inchiesta della Procura di napoli sul delitto di Vittorio Materazzo, fratello di Luca di cui il giovane avvocato è accusato. In attesa del suo rientro in Italia dalla Spagna dove è stato catturato il 2 gennaio scorso dopo un anno di latitanza, probabilmente già nella giornata di domani vengono fuori altri particolari dell’inchiesta. Come la testimonianza dell’amica di vecchia data Valentina Guglielmi, che dopo il funerale di Vittorio lo ospitò a casa dei propri genitori per alcuni giorni fino al 9 dicembre. Da quel giorno Luca Materazzo era diventato uccel di bosco: uscì in taxi dicendo all’amica che sarebbe andato a Vico Equense, dove la sua famiglia ha un appartamento all’interno del Castello Giusso. Ma invece Luca salì su un bus diretto a Genova e poi da lì a Siviglia in Spagna dove è stato arrestato tre settimana fa in una caffetteria dove lavorava come cameriere.La Guglielmi ha raccontato agli investigatori che mel periodo trascorso a casa dei genitori Luca utilizzò pc e cellulari dei suoi ospiti. E qualche giorno prima di allontanarsi fece una richiesta insolita: “Mi chiese di dargli il mio passaporto e mi chiese se conoscevo un posto dove procurarsi una parrucca per travestirsi”. Ma dalle carte dell’inchiesta emerge anche la testimonianza choc del commercialista Stefano Romano, amico dell’ingegnere ucciso. In una deposizione fatta davanti agli uomini della squadra mobile qualche giorno dopo l’omicidio dopo che lui gli aveva parlato dei suoi turbamenti di lavoro Vittorio Materazzo aveva detto: “Tu ti preoccupi per queste sciocchezze. Che devo dire io che temo per la mia vita in quanto ritengo che mio fratello mi voglia uccidere”. E poi aveva aggiunto il commercialista: “Non so se Vittorio abbia o meno formalmente denunciato anche tale suo timore…”. E sempre dalle carte dell’inchiesta è emerso un altro particolare che aveva quasi un sinistro presagio. Infatti su una pen drive in uso a Luca Materazzo è stata rinvenuta anche la bozza di una lettera redatta nel 2015 e indirizzata a «care sorelle, caro Vittorio» in cui Luca nel formulare una propria proposta per la soluzione della controversia della divisione dell’eredità familiare, spiegava le difficoltà incontrate anche nella ricerca di un lavoro e sottolineava: “La vicenda ereditaria che ci vede legati sta pregiudicando irrimediabilmente e gravemente non solo il mio futuro professionale, ma ancor prima la mia stessa sopravvivenza…Assolutamente consapevole dell’importanza, nell’interesse comune, di far fronte ai pagamenti dovuti, con tempestività e passione, purtroppo non posso consentire che aspetti assolutamente vitali, per me come lo sarebbero per chiunque, vengano del tutto tralasciati, costituendo ciò, se non fosse chiaro, una esplicita condanna a morte”.
Articolo pubblicato il giorno 22 Gennaio 2018 - 10:35