Tra pochi giorni finalmente si inaugurerà il Parco Archeofluviale di Lòngola – in pieno agro sarnese nocerino – lungo le sponde di un Sarno ancora abbastanza pulito, tanto da essere popolato da un piccola colonia di Lontre italiane.
La annotazione faunistica non sembra proprio coerente con l’argomento del Parco preistorico. Ma non è affatto così.
Il riferimento alle Lontre – animali rari e protetti perché a rischio di estinzione, perché in tutto il Belpaese se ne contano meno di mille – non è casuale e vuole sopratutto sottolineare il fatto che già per questa singolarità e per la possibilità di vedere all’opera le piccole lontre lungo le rive del Sarno, varrebbe la pena di fare il breve viaggio per raggiungere il sito preistorico longoliano.
E poi, basti pensare che la stessa presenza delle lontre a Lòngola è indice sicuro di un ecosistema fluviale di grande qualità, pienamente compatibile con la vita.
La località di Lòngola, in piena campagna, si trova ubicata infatti a poca distanza dall’uscita “Sarno” della Caserta/Salerno, a Est di Poggiomarino, comune a cui appartiene territorialmente. Essa è ubicata più o meno baricentricamente tra Poggiomarino, appunto, Striano, S. Valentino Torio, S.Marzano sul Sarno e le campagne scafatesi a nord della Città di Scafati.
Siamo insomma ai margini meridionali della pianura campana, che prese il nome dalla “Campania Felix” e, pare, insieme quest’ultima da Capua.
In quel tratto il fiume Sarno – un tempo detto Dragone – si destreggia marcando sinuosamente come un drago serpeggiante le due province di Napoli e Salerno, dividendo così storicamente i Bizantini dai Longobardi nell’Italia del primo Millennio fino ai Normanni, che nel sec. XI stabilirono i confini del più antico Regno d’Europa, il Regno di Napoli.
Ma il sito preistorico di Lòngola, definito ormai a stragrande maggioranza la “Venezia” della preistoria, testimonia invece una storia campana molto più antica, che affonda le proprie radici arcaiche negli acquitrini melmosi del Sarno che alimentava la vita industriosa di quelle genti, probabilmente sarrastre con ascendenze osche, che si erano insediate lungo le sue sponde lottando con costante tenacia e alterno successo contro le esondazioni fluviali e le eruzioni vulcaniche.
L’area del Parco archeologico preistorico e naturalistico, divenuta demaniale tra mille polemiche dopo la scoperta casuale del villaggio preistorico, è quella che era destinata al Depuratore del Medio Sarno.
Il Parco di Lòngola è stato ricavato sui circa trentamila metri quadrati concessi dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei al Comune di Poggiomarino.
Per una volta quindi i sogni sono divenuti realtà e il Parco è stato “tirato su” con passione – tra lo scetticismo e l’ostracismo di tanti – dall’archeologa preistorica Claude LIVADIE e da chi scrive, con il determinante aiuto di giovani e valenti tecnici, archeologi e architetti.
Così oggi possiamo annunciare che il Parco archeofluviale di Lòngola, tenacemente voluto e difeso per anni dal Sindaco di Poggiomarino Annunziata e dall’allora Assessore Gerardo Aliberti, tra difficoltà ambientali, amministrative e tecniche, sarà inaugurato nella mattina di Sabato 3 febbraio 2018.
Federico L.I. Federico
Articolo pubblicato il giorno 30 Gennaio 2018 - 17:26