Imprenditore coraggio: dopo due anni di minacce continue, di aggressioni verbali anche davanti ai bambini e alle donne nonostante continuasse a pagare il pizzo, ha deciso di collaborare e fare i nomi dei suoi aguzzini. I boss del clan Vigilia del quartiere di Napoli di Soccavo, area ‘cuscinetto’ nella zona occidentale, stretta tra il rione Traiano e Pianura, non hanno usato mezzi termini per imporre le estorsioni ai titolari di un panificio di via Epomeo. I titolari hanno prima pagato cedendo ai ricatti e poi hanno deciso di denunciare tutto alle forze dell’ordine. Cosi’ e’ partita una indagine lampo della Squadra Mobile di Napoli che ha portato a sei arresti. Tra loro c’e’ il ras Pasquale Vigilia, 29 anni, figlio di Antonio e nipote di Alfredo, quest’ultimo uno dei fautori di una faida con i Sorianiello che ha portato a sparatorie e agguati lo scorso anno nel rione. L’incubo per l’imprenditore e’ inziato nel 2015 quando ha pagato la prima tranche di estorsione, circa 2 mila euro. Da li’ per due anni, gli esattori della camorra hanno battuto cassa fino a quando l’imprenditore, che ha tre punti vendita nella zona, ha deciso di affidarsi allo Stato e ha fatto i nomi di chi negli anni, ha chiesto soldi.
E così stamane alle prime luci del giorno la Squadra Mobile di Napoli, con la collaborazione del Commissariato di P.S. San Paolo, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice distrettuale per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di sei soggetti, Vigilia Pasquale, cl. ’88, Monaco Cristian, cl. ’92, Testa Luigi, cl. 89, Allegretti Francesco, cl. ’75, Divano Antonio, cl. ’61, Mazziotti Giuseppe, cl. ’87,
Tra le sei persone arrestate figura anche Luigi Testa, 26enne considerato uno dei ‘fedelissimi’ del gruppo di ‘o niro, soprannome con cui sono conosciuti a Soccavo e dintorni Pasquale Vigilia e i suoi. Il giovane a febbraio dello scorso anno subì un agguato in via Contieri, nei pressi di via Epomeo. Due killer esplosero dei colpi all’indirizzo di Testa (figlio di Giovanni altro elemento organico al sodalizio di via Vicinale Palazziello). Un colpo centrò Testa al torace e fu necessario un delicato intervento chirurgico per fargli salva la vita.
“Gli arresti di oggi, confermano, purtroppo, che il mondo della panificazione continua a essere nel mirino dei clan che impongono il pizzo alle ditte che non si piegano al loro controllo”. Lo hanno detto il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, e il presidente dell’Unipan, Mimmo Filosa, che, nei primi anni 2000, quando Borrelli era assessore provinciale all’agricoltura, denunciarono il sistema con il quale la camorra vendeva il pane prodotto nei panifici illegali senza alcun rispetto per le più elementari norme igieniche e sanitarie. “Sulla panificazione e sul controllo della camorra nella produzione e nella vendita non bisognerebbe mai abbassare la guardia perché al danno derivante dal controllo camorristico di un mercato fiorente quale quello del pane, si aggiungono i rischi per la salute per il consumo di pane prodotto in forni sporchi e inadeguati” hanno aggiunto Borrelli e Filosa per i quali “purtroppo, dopo l’iniziale mobilitazione, grazie anche all’attenzione mediatica che riuscimmo a creare, sulla panificazione controllata dalla camorra è venuta meno l’attenzione se si eccettuano alcuni interventi sporadici, mentre servirebbe un’attenzione continua e costante”. “Anche a causa della diminuzione dei controlli, la panificazione abusiva e la vendita di pane senza la necessaria certificazione continuano a crescere” hanno concluso Borrelli e Filosa ricordando che “nonostante i continui solleciti, non c’è più traccia del Tavolo interistituzionale, con i rappresentanti di Istituzioni, Asl, Forze dell’ordine e panificatori, che il Prefetto di Napoli s’era impegnato a convocare quando sul tema della panificazione controllata dalla camorra c’era il giusto interesse”.
Articolo pubblicato il giorno 9 Gennaio 2018 - 23:01