E’ stato fissato per fine febbraio il processo con rito abbreviato a carico di Leonardo Orsino, il 24enne di Torre del Greco, passato alle cronache come il presunto piromane del Vesuvio. Il giovane che , si è sempre professato innocente, e da 7 mesi è chiuso in carcere nel padiglione San Paolo del carcere di Poggioreale, dove si sta dedicando ai disabili. Conta su un consistente sconto di pena anche alla luce della sua attività interna al penitenziario e del suo comportamento. Durante l’interrogatorio di garanzia si era professato innocente, riferendo dettagliatamente tutti i suoi spostamenti di quella giornata: “Non ho fatto nulla – aveva ribadito Leonardo Orsino – non avrei mai potuto fare una cosa del genere mettendo a rischio la vita mia e quella dei miei familiari”. Fu arrestato il 28 luglio scorso con l’accusa di aver incendiato circa 10mila metri quadrati del Parco del Vesuvio grazie ad una velocissima indagine dei carabinieri di Torre del Greco. Si arrivò alla sua identificazione grazie ad alcune intercettazioni telefoniche nelle quali le zie parlavano della sua responsabilità nell’incendio che a metà luglio divampò sul Vesuvio, rivelazioni involontarie seguite da alcuni tentativi di depistaggio quando i familiari furono interrogati dalle forze dell’ordine. Leonardo Orsino ha sempre negato ogni addebito sull’incendio che divampò la sera tra il 3 e il 14 luglio, ma secondo gli inquirenti quella sera fu proprio lui ad appiccare quel focolaio con un accendino. Tant’è che la mamma avvisò il marito, fuori per lavoro: “Enzo stiamo prendendo fuoco nella casa nostra è quello s… di tuo figlio”. A far chiudere definitivamente il cerchio, intorno al ragazzo, garzone di un macellaio, la testimonianza di un ex amministratore comunale di Torre del Greco, che nella sera tra il 13 e 14 luglio avrebbe avuto modo di vedere e sentire Orsino che, per depistare le indagini, avrebbe indicato ai vigili urbani di Torre del Greco di seguire un giovane in sella di un Liberty Piaggio, sostenendo fosse l’autore degli incendi.
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