I ragazzi de ‘O sistema dell’agro nocerino sono stati incastrati dalle chat e dalle immagini del sistema di video sorveglianza del comune di Salerno. hanno compiuto decine e decine di raid i ragazzi per “puro divertimento”, come ha spiegato il procuratore aggiunto di Salerno, Luigi Cannavale, commentando l’arresto dei nove giovanissimi. Ai domiciliari sono finiti 8 ragazzi di san Marzano sul Sarno e un paganese. Si tratta dei due gemelli Carlo e Gaetano Verde di 20 anni,Antonio Marrazzo di 22 anni, Roberto Pagano di 21 anni, Corrado Fiamma di 20 anni, Ciro Torino di 29 anni, Francesco Iacquinandi di 24 anni, Antonio Iaccarino di 30 anni di Pagani, Alfonso Ciancia di 19 anni. In una sola notte, tra il 10 e l’11 ottobre scorsi, i ragazzi de ‘o sistema a bordo di due automobili, hanno sparato con le loro armi ad aria compressa contro almeno 60 vetture parcheggiate in strada, a Salerno, mandando in frantumi lunotti e finestrini. Le scorribande dei gang sono state registrate dai sistemi di videosorveglianza: in un video, diffuso dai carabinieri di Salerno, le immagini del raid che, secondo le forze dell’ordine, dovrebbero avere causato danni a molte piu’ automobili visto che il numero dei veicoli coinvolti e’ stato ricostruito esclusivamente in base alle denunce presentate. I ragazzi sono entrati in azione nel centro di Salerno, nel tratto che va da via generale Clark a via Benedetto Croce. Nel corso dell’attivita’ investigativa, svolta anche grazie al contributo della Sezione Telematica del raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma, sono stati raccolti concreti elementi di responsabilita’ nei confronti degli autori. Nel corso delle perquisizioni locali, sono state sequestrate le due pistole ad aria compressa utilizzate nei raid e il relativo munizionamento.
“Ragazzi di provincia che la sera, davanti un bar, invece di decidere di andare a mangiarsi una pizza, preferivano organizzare raid per sfasciare auto, per divertimento e gratificazione”: cosi’ il procuratore aggiunto di Salerno, Luigi Cannavale, ha commentato l’arresto dei nove giovanissimi salernitani, finiti ai domiciliari con l’accusa di far parte di una gang dedita alla devastazione e al saccheggio. “La gang di giovani – poco piu’ che maggiorenni – avevano creato una chat WhatsApp denominata “‘o sistema” dove parlavano dei loro comportamenti vandalici. Anche le icone della chat – aggiunge Cannavale – erano emblematiche in quanto rappresentavano catene, bare e altri simboli del genere”. Secondo il magistrato il numero delle autovetture, probabilmente, e’ superiore alle 150 (rispetto alle 60 accertate), ma non ve ne e’ traccia in quanto i proprietari non hanno neanche presentato denuncia o per danno non ingente o perche’ assicurati. “Sapendo di essere investigati, – ha detto ancora Cannavale – questi giovani hanno posto un freno a quella che poteva diventare una escalation. Acquisendo i telefoni, abbiamo avuto modo di constatare che i soggetti avevano questa chat. Un dato che mi preme sottolineare e’ che vi erano altri membri di questa chat, sempre maggiorenni, i quali hanno avuto la forza morale di dissociarsi immediatamente dal gruppo criminale e, sentiti a sommarie informazioni, ci hanno precisato che i giovani erano soggetti di alta pericolosita’ che stavano gia’ programmando altri atti violenti nei confronti di altri soggetti”. Risulta che otto di loro non avessero un lavoro, solo uno faceva l’operaio. Secondo il procuratore della Repubblica di Salerno, Corrado Lembo si tratta di “giovani resisi responsabili del delitto di devastazione, reato gravissimo che comporta una pena molto severa perche’ non e’ semplice danneggiamento. Si dedicavano a scorribande per tutto il centro cittadino, producendo, senza alcun motivo specifico, danni a un gran numero di cittadini, turbando il senso di tranquillita’ e sicurezza della comunita’. E’ un fatto di notevole gravita’ che e’ stato sanzionato con i domiciliari. Abbiamo dato un segnale immediato non solo a questi giovani, ma alla nostra comunita’ per dimostrare che forze dell’ordine e magistratura ci sono”.
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