Gomorra nella casa del boss a Torre Annunziata: nuovo colpo di scena e nuova deposizione importante al processo per i fondi in nero pagati dalla casa produttrice della fiction Gomorra per essere ospitati nella villa del boss di Torre Annunziata, Francesco Gallo detto ‘o pisiello. “Dopo l’arresto del proprietario della casa avevo suggerito alla produzione di andare via di lì, a costo di sospendere le riprese. E avevo indicato come alternativa la villa sequestrata a Paolo Di Lauro a Secondigliano”. A parlare è Maurizio Gemma, direttore della Fondazione Film Commission Regione Campania, come testimone della difesa al processo contro due ex manager della Cattleya ovvero Gianluca Arcopinto, organizzatore generale della prima serie di Gomorra, e il location manager Gennaro Aquino. Sono entrambi accusati di favoreggiamento alla famiglia Gallo per non aver denunciato le loro pressioni. Ha spiegato Gemma durante la sua testimonianza:
“A causa delle polemiche, gli organizzatori avevano già subito uno slittamento dell’inizio delle riprese e avevano posticipato l’inizio di alcuni mesi. Il mio era un consiglio, per una questione di opportunità, che non è stato ascoltato. Sapevo che ci sarebbero state ulteriori polemiche e che sarebbe stato difficile spiegare che quella non era apologia, ma non mi hanno dato ascolto. Ricordo di aver sentito un po’ tutti. Sicuramente ho parlato con Maurizio Tini (produttore cinematografico, e già ascoltato come teste in questo processo) e Arcopinto. Mi sentivo spesso anche con Aquino, che mi faceva molte pressioni affinché lo aiutassi a trovare altre location che potessero essere giuste per girare le scene. Tra queste anche la lussuosa villa stile Scarface sequestrata al boss Di Lauro, lo scissionista «Ciruzzo o milionario», che aveva già ospitato le riprese del film ‘I Milionari” ispirato proprio alla storia del capoclan di Secondigliano. Però era stata scartata l’ipotesi ha detto perché in realtà anche con i Di Lauro c’erano stati dei problemi per la troupe. La produzione riteneva più giusta la soluzione di Torre Annunziata, nonostante avessimo visto altri 6 beni confiscati tra Napoli, il Vesuviano e l’area flegrea, insieme al Consorzio Sole. Io sinceramente preferisco non consigliare mai soluzioni private, ma per Gomorra avevano esigenze precise”.
Gemma ha poi risposte alle domande del pm Maria Benincasa, che lo ha sottoposto al controesame: “Le alternative proposte non andavano bene perché non rispettavano i canoni estetici, che invece esistevano a Torre Annunziata. Tutto ciò, nonostante ci fossero difficoltà con il quartiere (il Penniniello, ndr), che era molto particolare. Però, dopo l’arresto del proprietario, avevano avuto precise rassicurazioni dall’amministratore giudiziario della casa e dalla magistratura e hanno proseguito lì. Io ero convinto che non dovessero proseguire lì, anche a costo di sospendere la produzione”.
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