Napoli. Uccisero un disabile innocente in un circolo di Scampia: i killer degli Scissionisti del clan Di Lauro chiedono di essere giudicati con rito abbreviato. Volevano conquistare la piazza di droga dei ‘Sette palazzi’, la più ambita del quartiere di Scampia a Napoli. E così il 6 novembre 2004 un commando di killer entrò in azione e fece fuoco all’interno di un circolo ricreativo dove si nascondevano i boss del clan Di Lauro. Quel giorno però a morire fu Antonio Landieri, un ragazzo innocente che non fece in tempo a fuggire perchè affetto da una disabilità motoria. Questa mattina Cesare Pagano, considerato il mandante dell’azione e a capo del gruppo degli scissionisti del clan di Paolo Di Lauro, e i suoi affiliati Giovanni Esposito, Ciro Caiazza e Davide Francescone, considerati gli esecutori materiali del delitto, insieme a Gennaro Notturno che si è pentito, hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato dopo che il pm della Dda ha chiesto per loro il processo, nonostante il fatto che tribunale del Riesame diNapoli, quindici giorni dopo il loro arresto il 23 gennaio dello scorso anno, avesse annullato tutte le misure cautelari.
Lo sconvolgente racconto fatto dai pentiti sull’omicidio della vittima innocente della prima faida di Scampia ovvero, il giovane disabile Antonio Landieri si arricchisce di particolari inediti e raccapriccianti. Gli arresti del boss Cesare Pagano e degli altri quattro affiliati agli Sscissionisti avvenuti o scorso anno hanno portato alla luce con dovizia di particolari tutto quello che si immaginava sulla crudeltà della faida di Scampia. E in questo contesto si inserisce appunto l’omicidio di Antonio Landieri. Tra gli arrestati di ieri c’è Ciro Caiazza ‘o fraulese armiere storico degli Amato-Pagano. Era lui a preparare e a consegnare di volta in volta ai killer le rami che servivano per gli agguati. Lo fece anche quella volta. Lo hanno raccontato i suoi due figli Antonio e Michele pentiti da un po di tempo.
Michele Caiazza ha raccontato un particolare da brividi in un verbale datato 14 luglio 2016:
“…Davide Francescone e ‘Sarracino’ (Gennaro Notturno ndr) avevano un Uzi ciascuno, impostato a raffica, e spararono all’impazzata colpendo diverse persone.. sofferente disse guarda Ciro, me lo sono ritrovato davanti e gli ho sparato”, affermando che lo conosceva pure e sapeva che era disabile, eppure sparò una raffica, e lo uccise. Inoltre, Davide Francescone, sempre con una raffica di Uzi, colpì il Notturno con un colpo che lo attinse al polso sinistro….So che la vittima si chiamava Antonio Landieri, vidi anche la sua storia nel Cd titolato la Guerra, sua madre disperata. Anche mio padre era rammaricato della vittima innocente. Notturno se ne andò da casa nostra dopo almeno un mese e mezzo. Non ebbe mai modo di raccontarmi la vicenda”.
Antonio Caiazza invece nel verbale datato 30 novembre 2015 ha raccontato:
“Appresi di questo omicidio nella casa di Licola, ove in tempi successivi andarono ad abitare i genitori di Rito Calzone, ma che in quel momento era abitata da Cesare Pagano, si tratta di una villetta nei vialetti dove sta il tabaccaio, una traversa; non si tratta della villetta dove poi venni arrestato il 19.2.2005 ma di un’altra ove furono trovate due macchine, una Mazda 6 di Carmine Amato ed una Mercedes grigia AMG con tappezzeria rossa, di Vittorio Notturno poi sequestrate e la Mercedes restituita. In questa villetta oltre a Cesare Pagano abitualmente vi stavano Vittorio Notturno, Rito Calzone, Luigi Barretta, mio padre; mentre io, facendo la vedetta, in particolare il turno di notte, facevo la spola, andavo avanti indietro dalla casa di mio padre.
La sera dell’omicidio Laandieri io mi recai alla villetta di Licola, intorno alle 18,00-19,00 e lì trovai Gennaro Notturno e Francescone Davide in compagnia di Cesare pagano, ed erano seduti sul divano, in salotto, insieme ad altri affiliati quali Angelo Pagano, Rito Calzone, mio padre che in quella circostanza aveva portato la notizia che mio fratello Marco si era rubato 230mila euro di Raffaele Amato circostanza sui cui riferirò in altro verbale. Vi era anche Luigi Barretta, nonché Vittorio Notturno…
…Gennaro Notturno stava raccontando di questa incursione che il gruppo di fuoco degli Amato-Pagano, più gli Abbinante, avevano appena fatto nei Sette palazzi ed avevano commesso un omicidio, che loro credevano fosse stato commesso ai danni di un affiliato dei Di Lauro. Gennaro Notturno detto sarracino, stava infatti raccontando di essere sceso da un’auto, da una Punto che guidava Davide Francescone, nei Sette Palazzi e di aver sparato nei confronti di un gruppetto di ragazzi che lì era intento a giocare a bigliardino, una raffica di mitraglietta, in particolare un Uzi….La mitraglietta Uzi dopo la prima raffica, si inceppò…”.
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