Parte tra le polemiche il nuovo sistema per il controllo di ingresso e uscita del personale dell’ospedale Cardarelli di Napoli, basato sulla ‘lettura’ delle impronte digitali. Gli apparecchi per vecchi badge hanno lasciato infatti il posto a macchinette marcatempo, posizionate nei giorni scorsi, che identificano i dipendenti attraverso dati biometrici e che già a ottobre scorso avevano ottenuto l’approvazione del Garante della privacy. L’ospedale ora dovrà raccogliere le impronte dei dipendenti e mettere a punto la parte informatica, in modo da partire definitivamente a marzo. La novità non piace però ai medici che si interrogano anche sul messaggio negativo che viene trasmesso ai pazienti . “Un sistema di controllo limitato a una categoria suggerisce che ci troviamo di fronte a ‘sorvegliati’ speciali, potenziali truffatori. E questo non aiuta nemmeno a tutelare quei professionisti esposti a situazioni di pericolo, come mostrano i tanti fatti di cronaca”, spiega all’AdnKronos Salute Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei medici di Napoli. Nessuna preclusione per il sistema in sé. “Sul piano pratico – precisa Scotti – non ci sono grandi differenze. Il riconoscimento viene determinato un dato biometrico che non rischia di essere diffuso. E il Garante della privacy ha già dato la sua approvazione. Non ci sono problemi legali. Ma sul piano deontologico e di immagine della categoria medica, e delle altre professione coinvolte, non mancano le perplessità. La stessa iscrizione all’Ordine comporta un’impegno morale che mal si accompagna a questo tipo di controllo ‘speciale’, non è presente in nessun altro posto di lavoro”. Se infatti questo sistema fosse allargato a tutta l’amministrazione pubblica, continua il presidente dei medici napoletani, “non si istillerebbe il sospetto di una categoria che necessita di particolari controlli. E questo a fronte di persone sotto continua pressione ed esposte a pericoli, come dimostrano le aggressioni al pronto soccorso e ai medici di emergenza”. “Creare un pregiudizio nei cittadini non fa bene a nessuno”, conclude Scotti che invita il direttore generale del Cardarelli a riflettere sulla tipo di messaggio veicolato da questa iniziativa: “Il Dg si è particolarmente impegnato nel promuovere una comunicazione positiva dell’ospedale, ma credo che una riflessione sui danni all’immagine della professionalità del personale che viene fuori con l’introduzione di questo sistema debba essere fatta”.
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