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Condannati per l’omicidio del boss di Caivano: assolti in Appello

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Condannati per l’omicidio del boss di Caivano a Nettuno, assolti in Appello i tre presunti killer. Una base logistica per commettere delle rapine e non per uccidere il boss di Caivano Modestino Pellino: passa la tesi difensiva di tre presunti killer, arrestati per l’omicidio avvenuto il 24 luglio del 2012 a Nettuno, in provincia di Roma. La Corte d’Assise d’Appello della capitale assolve Raffaele dell’Annunziata, 22enne di Caivano, Raffaele Laurenza, 27 anni di Marcianise e Luigi Belardo, 40 anni di Orta di Atella. Non vi è prova che – nonostante fossero in un appartamento a poche centinaia di metri dal luogo del delitto, siano stati loro a sparare al boss che si era trasferito nel Lazio per continuare ad organizzare i suoi traffici. In primo grado i tre erano stati condannati: Lanzara all’ergastolo quale esecutore materiale, Dell’Annunziata a 30 anni e Belardo a 28.
Le indagini avevano acclarato, in base anche a riscontri del Dna che i tre uomini erano a Nettuno, in quei giorni in cui si decideva e si commetteva il delitto. Alcuni pentiti avevano sostenuto la tesi che l’omicidio fosse maturato nell’ambito della scissione del clan Ciccarelli per la gestione delle piazze di spacco di Caivano e del territorio tra Formia e Nettuno. La presenza dei tre spinse la Procura capitolina ad emettere un decreto di fermo e ad ipotizzare che Laurenza, Dell’Annunziata e Belardo fossero i tre killer.
Gli avvocati Saverio Senese, Antonio Abet e Giuseppe Perfetto hanno sostenuto il contrario, nessuna prova – neppure dalle telecamere di sorveglianza presenti nella zona – lasciava supporre che i tre imputati avevano sparato. La mancata identificazione certa dei killer ha indotto i giudici della Corte d’Assise d’Appello ad emettere una sentenza di assoluzione, accogliendo il ricorso della difesa.
Un processo indiziario nel quale avevano contato molto, le intercettazioni ambientali e telefoniche, il Dna e le impronte digitali trovate nell’appartamento di Nettuno, ritenuto base logistica dei killer. Stessa zona di provenienza tra indiziati e vittima, un’esecuzione mafiosa, le velleità di Modestino Pellino e la scissione nel clan Ciccarelli avevano fatto il resto. Ma è mancata la prova ‘madre’ quella dell’assoluta e certa identificazione dei killer immortalati da tre telecamere. Ed è arrivata l’assoluzione in Appello.

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(nella foto Luigi Belardo, Raffaele Dell’Annunziata,Raffaele Laurenza)


Articolo pubblicato il giorno 19 Gennaio 2018 - 11:59


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