Salerno. “I magistrati e le forze dell’ordine hanno fatto tutto quello che era nelle loro umane possibilità. Il rimpianto è quello di non essere riusciti”. Parole amare quelle espresse a proposito dell’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo dal Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Salerno, Leonida Primicerio. A febbraio scade l’ennesima proroga delle indagini e per il momento la Procura di Salerno e gli inquirenti ‘gettano la spugna’. “Pur avendo le indagini delineato un contesto inquietante nel Cilento – ha aggiunto il Procuratore generale – soprattutto perchè ha disvelato una vasta attività di traffico e di spaccio di sostanze stupefacenti, non siamo riusciti a dare un nome agli autori di questo omicidio”. Il rimpianto di non aver dato un nome all’assassino e agli assassini è stato espresso in apertura dell’anno giudiziario del distretto di Salerno. Nel corso del suo intervento Primicerio si è soffermato su questo dato amaro confermando l’archiviazione del caso. L’ultima proroga concessa dal Gip del tribunale di Salerno, infatti, scadra a febbraio. Neanche l’ultima carta, la raccolta di 94 campioni di Dna da comparare con quello ricostruito sull’assassino, ha portato a risultati. Angelo Vassallo fu ucciso a Pollica la sera del 5 settembre del 2010, da allora e per sette anni, il caso è rimasto aperto tra proroghe e indagini che hanno impegnato gli uomini del Ros di Salerno e la Procura antimafia. Migliaia di atti di indagini, intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, un unico indagato svelato Bruno Humberto Damiani ‘o brasiliano. E infine tutto archiviato, fino a quando non emergeranno, se emergeranno indizi rilevanti per riaprire il caso.
Articolo pubblicato il giorno 27 Gennaio 2018 - 18:27