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Cava, il barbiere assassino: ‘Mia moglie mi voleva cacciare di casa’

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Cava de Tirreni. Salvatore Siani, il barbiere di quarantotto anni che lunedì mattina ha ucciso la moglie Nunzia Maiorano, avrebbe motivato – con i sanitari che lo assistono – il gesto compiuto: “Ero esasperato da mia moglie. Non ce la facevo più. Voleva che lasciassi la casa. Ma io ho pagato il mutuo per quella casa e non me ne volevo andare”.E, nel ricostruire la vicenda, avrebbe anche raccontato di essere stato ferito proprio dalla donna nel disperato tentativo di difendersi. Versione smentita dal racconto del figlio Michele di cinque anni che ha assistito all’omicidio.Intanto il corpo senza vita di Nunzia è ancora custodito all’obitorio dell’ospedale Santa Maria dell’Olmo di Cava de’ Tirreni in attesa che il magistrato inquirente assegni l’incarico per l’esame autoptico che, in attesa dell’interrogatorio di Salvatore Siani, potrebbe aiutare a ricostruire l’esatta dinamica e sciogliere i dubbi investigativi sulla coltellata inflitta a Salvatore.Siani si è affidato ad un legale di fiducia, l’avvocato Agostino De Caro, che ieri mattina lo ha incontrato e chiesto agli inquirenti di sentirlo non appena le sue condizioni fisiche fossero più stabili. In sala operatoria i medici gli hanno messo un drenaggio polmonare, e visto che le sue condizioni cliniche si sono stabilizzate, ieri mattina la procura di Nocera Inferiore ha anche disposto il trasferimento al reparto detentivo dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, dove è ricoverato e piantonato dagli agenti della polizia penitenziaria. Infatti, sempre ieri, il gip di Nocera ha convalidato il fermo. Un provvedimento necessario anche per cercare di contenere le tensioni all’ospedale di Cava dove, proprio presso l’obitorio, continua l’andirivieni di persone che vogliono salutare Nunzia e partecipare al dolore dei suoi familiari.Nel reparto detentivo del Ruggi, Salvatore è sotto stretta osservazione: le sue condizioni psicologiche non sono delle migliori e anche i medici di Cava de’ Tirreni si sono raccomandati di fare attenzione.

Per il momento gli inquirenti stanno valutando diverse ipotesi. Questa, per il momento, la dinamica ufficiale: lunedì mattina Salvatore rincasa dopo aver accompagnato la figlia a scuola. Entra in casa e inizia a litigare con Nunzia in cucina. Prende un coltello e la minaccia. La colpisce sotto al seno, sul torace e poi alla gola. Lei potrebbe aver usato il coltello per difendersi dal marito, oppure lui potrebbe averlo conficcato da solo nel petto.
“Ho paura di Salvatore. Se lo lascio mi ammazza”, diceva spesso Nunzia al fratello Gianni. La sorella gli aveva raccontato che il marito aveva acquistato una pistola, poi ritrovata e sequestrata dai carabinieri, ma aveva anche detto, nel corso di quell’incontro a casa del fratello, di volere un po’ di tempo per lei. Per stare da sola e calmarsi. Di fatto, però, era rimasta a casa. Nella casa coniugale. Unica differenza rispetto a prima, andava a dormire dalla madre anziana che era sola e malata. In pratica, nella casa accanto alla loro. Salvatore scriveva spesso al cognato, chiedendo aiuto per risolvere i suoi problemi con la moglie. Diceva al cognato di amare Nunzia e di non poter stare senza di lei. Eppure, poi, con lei aveva atteggiamenti scostanti. La controllava ogni volta che usciva, in una circostanza l’aveva anche fatta seguire da un amico, le contestava qualsiasi spesa facesse.
Gli inquirenti stanno cercando anche e soprattutto di capire se Siani facesse uso costante di cocaina, dal momento che le analisi tossicologiche sono uscite positive. Era ossessionato dal fatto che la moglie voleva lasciarlo dopo vent’anni di vita insieme, tra fidanzamento e matrimonio, durante il quale la donna spesso si lamentava con lui della sua assenza in casa, come padre e come marito.

Il figlio più piccolo ha raccontato agli zii cosa è accaduto. Salvatore poco prima gli aveva dato cinque euro poi, entrato in casa, avrebbe trovato Nunzia vicino ai fornelli e prima le avrebbe dato uno schiaffo, poi le avrebbe tirato i capelli e presa a botte. Di qui il litigio avvenuto nella casa coniugale del quartiere Sant’Anna di Cava de Tirreni. Lei che ha tentato di fuggire lui che le ha dato prima dei calci facendola cadere a terra e poi trascinata per tutta la stanza. Infine le coltellate assassine.
I tra figli di Nunzia, Giuseppe sedici anni, Marika di nove e Michele di appena cinque anni, hanno lasciato la loro casa lunedì mattina. Dopo la tragica morte della loro giovane madre, i familiari hanno deciso, se possibile, di proteggerli oltre che dal dolore anche dal fiume di notizie che rimbalzano sui social.Per cercare di seguirli in questi difficili momenti hanno pensato di separarli. Giuseppe, il maggiore, è stato affidato alle cure di una cugina della madre, che ha anche lei un figlio coetaneo con cui è stato spesso in compagnia. Marika è a casa del fratello Gianni, anche lui padre di un bambino al quale la piccola è molto legata. Michele, il più piccolo, e soprattutto l’unico che ha assistito alla straziante scena dell’omicidio, è andato a casa del fratello più anziano del padre. Una sistemazione che sarà in ogni caso momentanea. Il magistrato, infatti, ha spiegato ai familiari della coppia che al massimo fra dieci giorni saranno il Tribunale per i minori ed i servizi sociali a decidere sul loro destino.
Il figlio minore continuava a ripetere: “Papà ha ucciso mamma carabiniere tu hai la pistola: uccidi papà”. I due fratelli maggiori, Giuseppe e Marika, hanno appreso la notizia nel peggiore dei modi: leggendo i post su Facebook. “Ci hanno chiesto cosa fosse successo – dicono i familiari – non è stato possibile mentire”. Secondo quanto raccontato da parenti ed amici, Giuseppe è molto legato al papà con il quale condivide la passione per le moto. Dalla mattina della tragedia si è chiuso in un muro di silenzio, difficile da penetrare anche dai suoi cugini e parenti. “Nunzia era una mamma modello dice un’amica sempre presente, disponibile, amorevole. Lo era con tutte e tre, senza alcuna distinzione”.


Articolo pubblicato il giorno 24 Gennaio 2018 - 09:51

Regina Ada Scarico

Ho lavorato per oltre 15 anni nel mondo del teatro e dello spettacolo in generale e ho avuto esperienze molto lunghe in qualità di amministratrice e coordinatrice di compagnia in spettacoli complessi, con numerosi attori e personale. Ho curato, sempre nell’ambito delle compagnie teatrali e anche nell’ambito più generale dell’organizzazione di eventi, sia i rapporti con Enti e soggetti terzi sia quelli con la stampa e il mondo dei mass media, avendo gestito più volte in piena autonomia l’ufficio stampa in occasione di spettacoli, rassegne, mostre ed eventi

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