Castellammare di Stabia. “Una vera e propria forma di socializzazione deviante: il gruppo sociale ‘famiglia’ partecipa alla disavventura di G. F. con un enorme trasporto, incitandosi e sbraitandogli uni con gli altri… La stessa azione criminosa in se assume quasi una connotazione ritualistica” è questa l’analisi di un esperto della Procura minorile che ha verificato il comportamento del giovane G. F., arrestato insieme ai componenti della sua famiglia per l’agguato a Gaetano Cavallaro, un ragazzo che aveva osato sfidarlo, avvenuto il 10 dicembre del 2016 a Castellammare di Stabia. E proprio l’atteggiamento deviante del gruppo dei Fontana a creare più allarme negli investigatori che per mesi hanno seguito le indagini. Il rito iniziatico della vendetta, al quale partecipano numerosi componenti della famiglia, cugini, cugine, zie, madri, padri, è indicativo di come sia maturata l’azione criminale dei Fontana nei confronti di Cavallaro. E dell’atteggiamento deviante all’interno della famiglia. Le immagini delle telecamere che riprendono tutte le fasi dell’organizzazione della vendetta rivelano particolari agghiaccianti su madri che hanno il compito di custodire le pistole, padri che spiegano come debba essere portata a termine il raid e cugini che incitano ad uccidere. Immagini che se fossero quelle di un film sarebbero ugualmente agghiaccianti. In sei sono finiti in carcere per detenzione di armi, spari in luogo pubblico e lesioni, mentre due minorenni sono finiti in Comunità e domani mattina gli arrestati dovranno rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari, Giovanni De Angelis che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare nei loro confronti: Ciro, Catello, Patrice Giovanni, Alfonso e Francesco Fontana, e Vincenzo Lucarelli – assistiti dagli avvocati Catello Di Capua, Giovanni Filosa, Francesco Schettino, Roberto Attanasio – dovranno provare a discolparsi dalle accuse. I due giovani finiti in comunità i cugini G. F. e G.P.L. perchè all’epoca minorenni saranno interrogati dal giudice per i minori.
Le immagini delle telecamere di videosorveglianza della città hanno ripreso tutte le fasi del raid. Dall’organizzazione, alla ricerca delle armi, fino agli spari davanti al Bar 82 di Corso Alcide De Gasperi contro Gaetano Cavallaro. Fotogrammi inseriti nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip De Angelis e che per la Procura di Torre Annunziata sono la prova della colpevolezza degli indagati. Un rito iniziatico, un clan famiglia nel quale tutti hanno incitato, partecipato, sparato, procurato armi e protetto e aizzato un giovane minore che aveva solo litigato con un ragazzo quasi coetaneo.
Rosaria Federico
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(nella foto da sinistra Francesco e Alfonso Fontana, due degli arrestati, e il ferito Gaetano Cavallaro)
Articolo pubblicato il giorno 14 Gennaio 2018 - 19:33