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Camorra, colpo al clan Vigilia: sei arresti. IL VIDEO

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Camorra a Soccavo: alle prime luci del giorno la Squadra Mobile di Napoli, con la collaborazione del Commissariato di P.S. San Paolo, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice distrettuale per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di sei soggetti, VIGILIA Pasquale, cl. ’88, MONACO Cristian, cl. ’92, TESTA Luigi, cl. 89, ALLEGRETTI Francesco, cl. ’75, DIVANO Antonio, cl. ’61, MAZZIOTTI Giuseppe, cl. ’87. appartenenti al clan Vigilia di Soccavo, ritenuti responsabili di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Le indagini, coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, hanno documentato più condotte estorsive poste in essere dal gruppo malavitoso facente capo al  al boss della camorra del quartiere Soccavo, VIGILIA Pasquale, perpetrate ai danni dei titolari di una ditta di panificazione del Quartiere Soccavo.



Da circa due anni le parti offese subivano continue vessazioni e tentativi di estorsione da parte del gruppo di camorra, operante in zona Soccavo, culminati, dopo che gli imprenditori si erano rifiutati di consegnare l’ennesima tangente, nella minaccia di far esplodere i punti vendita aziendali. Dall’attività investigativa svolta emergeva che l’attività imprenditoriale suddetta, a far data dal settembre 2015 e fino al giugno 2017, veniva sottoposta a continui tartassamenti connotati da gravi minacce ed atteggiamenti di chiara metodologia camorristica. La vicenda ben si inquadra in un modello estorsivo “classico”, volto essenzialmente alla percezione di somme di denaro da parte delle vittime cadenzate nel tempo, secondo i canoni classici della criminalità organizzata.

La zona di insediamento dell’attività imprenditoriale vessata e quella di predominanza del gruppo criminale di riferimento sono sovrapponibili, tant’è che quasi tutti gli autori delle condotte vessatorie rientravano pienamente nella loro sfera di conoscenza. L’aver ceduto alla prima richiesta di “pizzo” nel settembre del 2015 di euro 1800 ha dato la stura alle successive vessazioni, caratterizzate da continui atti intimidatori nei confronti delle parti offese avvenuti presso le loro abitazioni, per le strade del medesimo quartiere e nei loro punti vendita.


Articolo pubblicato il giorno 9 Gennaio 2018 - 10:55

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