Baby gang a Napoli, il ministro Minniti sposa la proposta di togliere la patria potestà ai camorristi. “E’ lo strumento ultimo ma può salvare le prospettive dei ragazzi. Un protocollo per le questioni che riguardano la patria potestà da togliere nei confronti di genitori coinvolti in organizzazioni malavitose”. Lo ha detto Marco Minniti, ministro dell’Interno, al termine del Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, convocato, in Prefettura, a Napoli, per affrontare il nodo baby gang, evidenziando che “occorre procedere in tempi brevi. La collaborazione con il Tribunale per i minorenni é fondamentale. E’ una questione cruciale e dobbiamo intervenire – ha affermato – Dobbiamo liberare questi figli da modelli negativi di istruzione alla violenza e occuparci contemporaneamente di come vengono affidati a percorsi educativi che siano alla altezza di questa sfida. Togliere la patria potestà é strumento ultimo, una delle cose più delicate. Ma sappiamo perfettamente che può salvare la prospettiva dei ragazzi”. Poi Minniti ha esaltato il coraggio e la forza di reazione straordinaria dei ragazzi aggrediti dalle baby gang. “Ho incontrato le famiglie dei ragazzi aggrediti- ha detto – ho incontrato Arturo e la sua mamma, i ragazzi aggrediti a Pomigliano e ho mandato un affettuoso saluto a Gaetano e sua mamma Stella. E’ stato un incontro importante che considero elemento di arricchimento. Ho incontrato persone coraggiose che hanno subito un gravissimo e inaccettabile dolore e mostrato una forza di reazione straordinaria”.
Un progetto di unificazione delle forze dell’ordine in rapporto ai singoli municipi. Ne ha parlato il ministro degli Interni Marco Minniti al termine del comitato per l’ordine pubblico che si e’ tenuto in Prefettura a Napoli sull’emergenza baby gang. “L’idea – ha spiegato Minniti – é di avere accanto dieci distretti di polizia, così da avere un responsabile del distretto in stretto contatto con le municipalità. Il punto é avere una autorità di pubblica sicurezza a livello di municipio perché di fronte a questi episodi si deve affrontare il tema dell’inserimento sociale. Ci muoveremo per rafforzarla direttamente dal Ministero ed é importante che il presidente della municipalità possa parlare con il responsabile della pubblica sicurezza”. Quello delle baby gang “é l’epifenomeno di un disastro generazionale causato dagli adulti. Siamo co-costruttori di una situazione che non riusciamo pi§ùa governare”. Lo ha detto il dirigente del Centro Giustizia Minorile di Bari (gia’ dirigente nel capoluogo campano), Giuseppe Centomani, intervenendo ad un incontro sul tema della messa alla prova per i minorenni che delinquono. Il riferimento esplicito nelle parole di Centomani é alla vicenda napoletana. “Parlare oggi di baby gang – ha detto – é di moda ma non é un fenomeno di oggi, anzi negli ultimi dieci anni i reati minorili sono molto diminuiti ma sono più complessi”. Per Centomani “la delinquenza giovanile é legata ad una forma di ignoranza emotiva. E’ cambiata la coscienza dei comportamenti e del disvalore delle proprie azioni”. Il dirigente ha quindi sottolineato l’importanza dei “contesti in cui i ragazzi sperimento la loro crescita”, soprattutto la famiglia e la scuola, e del rischio di “individuare come problema della società napoletana il sintomo e non la patologia che lo ha provocato”. “Dobbiamo smettere di saltare sulla sedia quando succedono cose come quelle accadute a Napoli o a Torino – ha concluso – ma dobbiamo restare sulla sedia, studiare il fenomeno e interrogarci sulle nostre responsabilità”.
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