Il recupero di ragazzi che si sono resi protagonisti di episodi di violenza e sopraffazione degli altri, spesso in gruppo con il noto fenomeno delle baby gang che negli ultimi giorni ha interessato Napoli e non solo, e’ possibile. Importante e’ lavorare sul contesto che riguarda anche gli adulti, un contesto nel quale spesso “vi e’ una rete ampia che fa buchi. Buchi che riguardano l’accompagnamento positivo verso l’autonomia, l’assunzione di responsabilita’. E’ sufficiente una discontinuita’ di presenza, basta distrarsi perche’ il giovane possa incontrare la persona sbagliata”. A spiegarlo e’ Piernicola Garofalo, past president della Sima (Societa’ italiana di medicina dell’adolescenza). “Spesso di parla di gregge che si aggrega – evidenzia l’esperto – dobbiamo essere in grado di creare buoni greggi o buoni capi gregge. E all’interno di questo gregge si parla di emulazione, perche’ si vuole assomigliare al piu’ forte o non si ha il coraggio di sottrarsi. L’obiettivo e’ creare presenze esterne ma significative per orientare il gruppo”. Secondo Garofalo “la solitudine e’ anticamera di situazioni di rifugio che possono essere le prime che ci capitano. Prima ci si attaccava al contesto familiare allargato, ora le famiglie sono spesso ricomposte, composite, e ai ragazzi rischia di mancare un riferimento affettivo ideale e pratico dal punto di vista materiale”. Tra i ‘segni’ a cui stare attenti un rapporto non sereno con l’alcol, l’utilizzo di droghe e anche l’irritabilita’ dei ragazzi, la loro aggressivita’ anche a scuola. La radice degli atti di sopraffazione e violenza perpetrati dalle baby gang e quella del bullismo (definito una variante ‘soft’) per l’esperto sono le stesse, ma “paradossalmente – sottolinea – il bullismo lo giustifico meno perche’ perpetrato nel tempo, questi assalti sono qualche volta piu’ dannosi sul piano dell’esito ma istantanei. Non sempre sono atti deliberati, ma immediati e non se ne valutano con esattezza le conseguenze. Per questo e’ importantissimo avere punti di riferimento solidi a portata di mano”.
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