Torre Annunziata. Due rapinatori armati di pistola erano entrati nella tabaccheria nell’aprile dell’anno scorso con armi in pugno, minacciando violentemente coloro che si trovavano nella ricevitoria, ma il titolare ed i suoi familiari avevano reagito, bloccando ed immobilizzando un bandito con l’aiuto di alcuni clienti e lo avevano fatto arrestare dai carabinieri. Nei guai era finito Salvatore Solimeno, 37 anni, di Torre Annunziata residente al Piano Napoli di Boscoreale di Via Settetermini, pluripregiudicato e sorvegliato speciale che aveva tentato il colpo insieme ad un complice, riuscito a scappare.
Tutto era avvenuto intorno alle 21 del 29 Aprile 2017, in una tabaccheria di via IV Novembre, a Torre Annunziata, dove Solimeno ed un complice avevano tentato il colpo grosso ad orario di chiusura, provando a portare via l’incasso della giornata contenuto in un borsello. La reazione di clienti e del titolare, però, aveva permesso di bloccare uno dei due che era armato di una pistola risultata essere a salve. Sul posto erano subito giunti i carabinieri del Nor della compagnia di Torre Annunziata (guidati dal capitano Andrea Rapone) e della stazione oplontina (luogotenente Egidio Valcaccia) che avevano arrestato in flagranza il Solimeno. Il pregiudicato era stato arrestato per rapina e porto d’arma mentre il complice risulta attualmente ancora ricercato: acquisiti i filmati di alcune telecamere della zona, è stato comunque identificato. Oggi, si è celebrato il giudizio abbreviato dinanzi al gip del tribunale di Torre Annunziata, Antonio Fiorentino.
Dura requisitoria del pm che ha evidenziato come il Solimeno fosse recidivo, avendo nel suo curriculum ben 8 condanne per rapine aggravate e soprattutto considerato il terrore dei negozianti oplontini. Tra l’altro secondo l’accusa l’imputato si era avvalso della facoltà di non rispondere fin dall’inizio, evitando di indicare il nominativo del suo complice, fuggito alle maglie della giustizia e consentendo così ad un altro pericoloso criminale di farla franca.
La richiesta del pm è stata di una condanna a sei anni di reclusione. La difesa del Solimeno Salvatore rappresentata dall’avvocato Gennaro De Gennaro ha dimostrato che il suo assistito, ravvedutosi per l’azione illecita compiuta, aveva risarcito integralmente il danno con tempestività e che vi erano tutte le condizioni per applicare il minimo della pena.
Il verdetto finale del giudice è stato meno severo di quanto preventivabile e di quanto richiesto dal pm, con una condanna di anni 5 e mesi due di reclusione e soprattutto una condanna che si è avvicinata al minimo previsto per legge in presenza delle aggravanti contestate pari a 5 anni.
Articolo pubblicato il giorno 19 Dicembre 2017 - 20:53