Ascesa e caduta in soli quattro mesi per Carlo Avallone, il 30enne boss “fantasma” di Pozzuoli che ha provato a spodestare la vecchia guardia del clan Longobardi-Beneduce o suon di stese e intimidazioni a partire dal suon quartiere generale di Monteruscello. Si attende la convalida del fermo da parte del gip per lui, la sua fidanzata Anita, il suo fedelissimo Vincenzo Viola, che controllava la zona di Licola, e gli altri tre fermati alla vigilia di Natale nella villetta di Pescopagano. Carlucciello aveva trovato rifugio per trascorrere le feste e organizzare altre scorribande armate a Pozzuoli e dintorni.
“Mo cummannam nuje, va’ accirimma tutti quanti” dicevano quando si presentavano in giro a minacciare commercianti e imprenditori. L’ormai ex aspirante boss è accusato di tentato omicidio, tentata estorsione, porto abusivo di armi, reati aggravati da modalità e finalità mafiose. La lunga scia di violenza era iniziata in piena estate, con la gambizzazione di un pregiudicato che aveva osato disobbedire ai nuovi ordini. Da allora Carlucciello e i suoi avevano messo a segno una stesa contro un centro scommesse e poi contro un autolavaggio ed un supermercato.
E poi ancora in via del Mare a Licola, e il raid all’interno del mercato ittico di Pozzuoli. Ma le azioni violente del gruppo del boss fantasma non avevano lasciato inerme le forze dell’ordine che in pochi giorni prima avevano arrestato il suo braccio destro Massimiliano Ferri e poi il 15 dicembre era toccato a Gabriele Sgamato e Marco Gelminno, rispettivamente di 21 e 26 anni. Catturati all’interno della roccaforte dei 600 alloggi di Monteruscello. I due avevano con se anche due pistole tra le quali una a tamburo. E l’altro giorno a testimoniare il grave clima di tensione che Avallone e i suoi avevano innescato tra i cittadini di Monteruscello dopo la diffusione della notizia della sua cattura ci sono stati dei fuochi d’artificio in segno di liberazione.
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