Pomigliano. E’ tornato libero da ieri l’imprenditore aeronautico Vincenzo La Gatta, 48 anni, arrestato all’una di notte del 24 dicembre per aver ucciso a colpi di pistola Giuseppe Di Marzo, 35 anni, raggiunto da un proiettile sparato a bruciapelo durante una lite. L’imprenditore ha chiesto e ottenuto di essere processato con rito abbreviato, che prevede uno sconto di pena di un terzo e ieri alla prima udienza del processo davanti al Tribunale di Nola che lo vede imputato con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato, i giudici ne hanno disposto la scarcerazione dagli arresti domiciliari.
La risposta della famiglia della giovane vittima è in un comunicato che hanno diramato attraverso i legali: “La coincidenza della scarcerazione con l’anniversario della morte di Giuseppe fanno scrivere Barbara e Imma ha fatto riaffiorare tutto il nostro dolore facendo sprofondare la nostra famiglia in uno stato di profonda angoscia e costernazione. Non possiamo accettare che a fronte di una condotta così grave l’imputato abbia già riacquistato la sua libertà”.
La prossima udienza è prevista per il 22 dicembre e si preannuncia una battaglia di perizie. La difesa dell’imputato sostiene che si è trattato di legittima difesa. Gli avvocati della vittima concordano con quanto scritto dal gip nel decreto di arresti domiciliari ovvero di “atto sproporzionato” da parte di La Gatta. La sorella della vittima si era più volte lamentata di come sono stati trattati dalle forze dell’ordine nell’immediatezza del fatto: “Giuseppe era pregiudicato, ma aveva scontato tutti i suoi debiti con la giustizia, in galera, per reati molto meno gravi dell’omicidio.
Cercava un riscatto, invece è stato ucciso ed il suo assassino non solo è ai domiciliari, ma può anche recarsi al lavoro tre volte a settimana”. Il 35enne, secondo la versione fornita dall’omicida reo confesso, e da alcuni testimoni, la notte della sua morte era fuori un resort, di proprietà di un amico di La Gatta, e avrebbe infastidito alcuni clienti. L’uomo si sarebbe poi allontanato, ma avrebbe incrociato il proprietario della struttura e l’imprenditore omicida, e durante una colluttazione sarebbe stato esploso il colpo di pistola che ha ucciso Di Marzo.
“Quella sera mio fratello mi ha telefonata – ha spiegato la donna – e mi ha chiesto di mandare qualcuno a prenderlo davanti al resort. Era andato a spaccare legna per 30 euro quel giorno da alcune persone. Ma mentre era a telefono sentivo una persona dirgli di allontanarsi, e lui diceva che era in un luogo aperto, voleva solo un punto illuminato, visto che quella strada è buia. Cosa è accaduto dopo non lo so. Il medico legale ha dichiarato che è morto intorno alle 23,30, ma noi della sua morte abbiamo saputo il giorno dopo, da alcuni vicini di casa che avevano letto una notizia condivisa su facebook: mi sono recata personalmente dai carabinieri per avere conferma, e solo alle 13,30 mi hanno detto che era vero. Ora – ha concluso la donna – vorrei sapere cosa è realmente successo, dato che non credo che un colpo a bruciapelo alla tempia sia stato esploso per pura fatalità”.
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