Sarà interrogata in giornata Monica Veneruso, detta Monicuccia, la “vedova nera” della camorra (tre mariti morti) che l’altra notte, secondo gli investigatori era andata a piazzare una bomba da un chilo in via Ferrante Imparato a San Giovanni a Teduccio sotto la casa di un esponente legato al clan Rinaldi. Ma qualcosa è andato storto e la bomba è scoppiata prima del previsto causando la morte del suo attuale compagno Antonio Perna, 32 anni del rione Pazzigno.
L’uomo è morto in ospedale mentre i medici del Loreto mare cercavno di salvargli la vita amputandogli le game. Aveva il corpo dilanianto dalla deflagrazione. Lei invece è stata ferita in maniera non grave: è ricoverata al Cardarelli. E’ piantonata ma non in arresto. I carabinieri che stanno conducendo le indagini sotto il coordinamento della Dda di Napoli stanno cercando riscontri. Intanto a pochi metri dal luogo dell’attentato, che ha causato danni all’ingresso dell’edificio ma che non è stato dichiarato inagibile dopo le verifiche strutturali, è stato ritrovato uno scooter rubato in sella al quale i due probabilmente erano arrivati.
Ma che cosa è che fa propendere gli investigatori verso l’ipotesi che i due fossero gli attentatori. Intanto il fatto che Perna fosse talmente vicino al luogo della scoppio dal rimanere dilaniato. Lo aveva appena piazzato e probabilmente non esperto di esplosivi non si era reso conto della miccia troppo corto e del potere deflagrante dell’ordigno e quindi non ha cercato riparo. E poi soprattutto il curriculum criminale dei due e le loro frequentazioni. La vittima aveva precedenti per rapina. Ma sia lui sia la compagna negli ultimi anni si erano legati alla costola del clan Mazzarella che fa capo al ras Salvatore Fido uscito di recente dal carcere.
La bomba doveva essere un altro segnale contro il clan Reale dopo l’ordigno piazzato nel mese di agosto a poca distanza dalla casa del ras Mario Reale (uscito da poco dal carcere per fine pena e fratello del boss Carmine ‘o cinese). Un segnale per conquistare l’egemonia e il controllo del business delle sigarette di contrabbando che proprio nella zona Orientale di Napoli ha una delle sue principlai fonti di approvvigionamento. La carriera e la storia criminale di Monicuccia Veneruso fa il resto. Antonio Perna e Monica Veneruso furono protagonisti, nel settembre dell’ormai lontano 2008, di un clamoroso duplice fatto di cronaca che solo per miracolo non provocò vittime. Contro di lei spararono due esponenti dei Reale e per vendicare la donna poco dopo entrò in azione il compagno, cercando di uccidere la moglie di Salvatore Reale. All’origine del “botta e risposta”, chiarito dai poliziotti del commissariato San Giovanni-Barra, c’era la volontà del clan di Pazzigno di cacciarla dal rione. L’allora 34enne, come ricorda Il Roma, abitava ancora nell’appartamento del marito defunto, Antonio Erbetti vicino ai Reale, pur avendo intrapreso una relazione con uno legato ai Mazzarella, Perna appunto. A San Giovanni a Teduccio le sparatorie furono due e non una, come inizialmente si credeva. Secondo la ricostruzione dei poliziotti della squadra giudiziaria del commissariato San Giovanni-Barra prima nel rione Pazzigno Salvatore Reale e Mario Nurcato cercarono di uccidere Monica Veneruso; poi quest’ultimo avrebbe fatto fuoco contro l’abitazione della moglie di Salvatore Reale, in via Comunale Ottaviano, senza però colpire nessuno. Alla base del “botta e risposta” ci sarebbe il desiderio dei Reale di riconquistare Pazzigno, finito allora temporaneamente in mano ai Mazzarella. In particolare Salvatore Reale e Mario Nurcato (non condannati poi con sentenza definitiva) volevano costringere a lasciare quell’appartamento che occupava da quando era sposata con Antonio Erbetti. Fu la stessa mancata vittima a raccontare ai poliziotti ciò che era successo poco dopo le 21, quando era appena tornata a casa con i quattro figli. Il secondo tentato omicidio avvenne poco dopo, nel corso della stessa serata.
Monica Veneruso era stata sposata con Antonio Erbetti, parente e vicino ai Reale, ucciso il 31 agosto 2006 mentre partecipava ai preparativi per la Festa dei Gigli a Barra nella strada in cui abitava: vico detto Emanuele, una traversa di corso Protopisani, a San Giovanni a Teduccio.
I due sicari in moto comparvero all’improvviso e fecero fuoco a raffica contro il pregiudicato sotto gli occhi di decine di persone. Successivamente due collaboratori di giustizia hanno dichiarato che l’agguato fu ordinato dal clan Formicola per i presunti rapporti che la vittima aveva con gli Alta- mura.Monica Veneruso dopo qualche tempo intraprese una relazione sentimentale con un esponente della famiglia Vicchiariello, imparentata con i Reale, che morì per cause naturali. Poi conobbe Antonio Perna e cominciò la convivenza con lui.
Articolo pubblicato il giorno 23 Dicembre 2017 - 08:43