“Il nero e’ nero”: la Francia e’ in lutto dopo la morte di Johnny Hallyday, ucciso dal cancro nella notte fra martedi’ a mercoledi’, che ha causato le prime reazioni di tristezza tra i suoi fan, i suoi amici e fino al vertice della politica, l’Eliseo. Con un comunicato alle 2:34 del mattino la moglie Laeticia ha annunciato la morte del cantante di 74 anni nella sua casa a Marnes-la-Coquette, nei pressi di Parigi: “Johnny Hallyday ci ha lasciato. Scrivo queste parole senza crederci, eppure e’ proprio cosi’ il mio uomo non c’e’ piu’, ci ha lasciato stanotte come ha vissuto per tutta la vita, con coraggio e dignita'”.
Fino all’ultimo momento, ha affrontato la malattia che lo stava divorando da mesi, dandoci tutte le lezioni di vita straordinarie.”, continua. Citando “il papa'” delle loro figlie adottive Jade e Joy, di Laura (nata dalla sua unione con Nathalie Baye) e di David (nato dalla sua unione con Sylvie Vartan), Laeticia Hallyday conclude: “Johnny e’ stato un uomo straordinario e’ e rimarra’ con noi per sempre. Amore mio, ti amo cosi’ tanto”. L’Eliseo ha reagito per primo all’annuncio: “Tutti noi abbiamo in noi qualcosa di Johnny Hallyday”. “Di Johnny Hallyday non dimenticheremo il nome, la bocca, la voce, o soprattutto le interpretazioni, che, con questo lirismo rozzo e sensibile, appartengono oggi pienamente alla storia della canzone francese”, aggiunge Emmanuel Macron in una dichiarazione.
Le radio e le televisioni hanno gia’ cominciato a trasmettere programmi speciali, Michel Polnareff, commosso, ha espresso la sua “immensa tristezza” su BFMTV. “Sara’ sempre con noi (…) E’ sempre stato un eroe, ho le lacrime agli occhi che lo dicono, ma, davvero, lo amiamo.” Per Andre’, corriere al lavora sui Grands Boulevards nel centro di Parigi, “Johnny era una grande figura, un grande monumento”. E’ stata creata una pagina Facebook in omaggio a “l’idolo dei giovani”. Poco prima delle 7, circa 60.000 tweet erano stati dedicati a Johnny Hallyday. Il cantante e’ stato ricoverato un mese fa per problemi respiratori e la notizia della sua morte era purtroppo quasi attesa.
All’inizio di marzo Johnny aveva annunciato di avere un cancro ai polmoni, diagnosticato nel novembre del 2016, che gia’ sapeva essere metastatizzato. Hallyday aveva sfiorato la morte almeno due volte: con un tentativo di suicidio nel 1966 dopo la richiesta di divorzio di Sylvie Vartan, e poi quando e’ caduto per diversi giorni in coma nel 2009 a causa di complicazioni a seguito di un’operazione. Johnny Hallyday ha combattuto fino alla fine. Sul palco, a giugno e luglio, con i suoi amici Jacques Dutronc e Eddy Mitchell, per il tour “Vieilles Canailles”. A volte con momenti difficili, ma sembrava trasportato dall’energia del suo pubblico. Per “rimanere vivi”, come si chiamava il suo ultimo tour (2015-2016), questo “animale da palcoscenico”, che ha riempito in 57 anni di carriera tutte le piu’ grandi scene, stava anche lavorando ad un nuovo album.
All’attivo piu’ di 100 milioni di dischi venduti e dieci Grammy, “teen idol” prima e poi ancora icona dei non piu’ giovani: dal rock’n’roll degli inizi in cui sembrava un “Elvis Presley” made in Francia, allo ye’ye’s, la varieta’ piu’ tradizionale con Michel Berger o Jean-Jacques Goldman negli anni ’80, per tornare negli ultimi anni alle fonti del blues e del rock. Questa longevita’ eccezionale, “Tu Follement” la sua prima canzone fu incisa nel 1960, e’ costellata da decine di successi rimasti nella memoria collettiva: “Souvenir souvenir”, “Penitenziario”, “Nero e’ nero”, “Tieni la notte”, “Per me iniziera’ la vita”, “Ti amo”, “Gabrielle”, “La musica che amo”, “La mia bocca”, “Qualcosa di Tennessee”, “Accendi il fuoco”, “Maria” solo per citarne alcuni. Nel corso di una vita vissuta a pieno ritmo, con i suoi incidenti, i suoi eccessi, i suoi amori tempestosi e pubblicizzati, le sue case in Svizzera e negli Stati Uniti in esilio fiscale, “Johnny” era diventato piu’ di un artista.
Una leggenda vivente, un cantante quasi ufficiale ma anche un personaggio a volte fastidioso per qualcuno, magari ‘graffiato’ dal suo modo di esprimersi, come il caratteristico “Ah que…” reso popolare dal suo burattino Puppet. “La mia vita e’ stata un tunnel di sofferenza, dove non mi sentivo sempre d’accordo con me stesso, vivendo di giorno in giorno, distrutto dalla paura del giorno dopo”, confido’ nel 2014 a Te’le’rama. “Sofferenza” che ha dimenticato quando e’ tornato in studio o e’ tornato sul palco, fino alla fine, “per essere Johnny Hallyday”, quello che ha definito “un lavoro”.
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