Il processo d’appello che vede imputato il dj puteolano Aniello Mormile, 30enne ritenuto responsabile della morte della fidanzata Livia Barbato e dell’imprenditore di Torre del Greco, Aniello Miranda parte subito con un colpo di scena durante l’udienza celebrata nella giornata di ieri. La corte, presieduta da Vincenzo Mastursi, ha deciso di nominare un pool di consulenti per rivalutare tutte le perizie realizzate, ovvero sia dall’ accusa che dalla difesa. Una decisione annunciata durante l’udienza.
Il processo riparte dalla sentenza emessa nella quale il giovane viene condannato a 20 anni di reclusione. Secondo l’accusa ciò che spinse il giovane a lanciare verso una morte sciagurata la sua automobile fu una follia lucida e implacabile. Il gup De Ruggiero aveva accolto in pieno l’impianto accusatorio del pm Prisco e riconosciuto colpevole il Dj di duplice omicidio volontario al termine del processo celebrato con rito abbreviato. L’iter di secondo grado, alla luce di quanto emerso nell’ udienza di ieri, si preannuncia molto più complicato. Infatti la corte d’assise d’appello di Napoli ha deciso di nominare un pool di consulenti rispetto a quelli di accusa e difesa per rivalutare ogni singolo atto e tutte le perizie ad oggi acquisite. L’obiettivo è quello di valutare l’effettiva incidenza dell’ alcool che l’imputato aveva assunto quella notte.
I difensori del giovane Gaetano Baccari e Gaetano Porto, già nella fase precedente avevano provato a portare avanti la tesi dell’omicidio colposo, sostenendo che il proprio assistito “quando effettuò quella folle inversione, prima, e la corsa contromano, dopo, non fosse in sé e che quindi non poteva rendersi conto di ciò che stava accadendo per via della grande quantità di alcol assunta”. Una strategia che adesso proverà a ribadire anche in appello. Il Dj con quella folle corsa contromano e a fari spenti, all’ altezza di Agnano sulla Tagenziale di Napoli, causò la morte della 22enne Livia Barbato, la fidanzata, e dell’ imprenditore di Torre del Greco Aniello Miranda. Accusato di duplice omicidio volontario, il 30enne Aniello Mormile aveva così incassato, al termine del processo celebrato con il rito abbreviato, una condanna a vent’anni di reclusione.
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