La morte di monsignor Antonio Riboldi, il vescovo emerito di Acerra, morto stamane dopo una lunga malattia ha suscitato cordoglio e parole commosse dai vertici dello Stato e della Chiesa. Il prete piemontese arrivato ad Acerra dopo essere stato nel Belice post terremoto ha lasciato vivissimo il ricordo del suo passaggio nelle terre che dove, negli anni ’80, spadroneggiava la camorra. Prete di strada, chiamato da Paolo VI a reggere le sorti della Curia di Acerra, fu capace di trascinare migliaia di persone fin davanti al Castello di Ottaviano, all’epoca roccaforte di Raffaele Cutolo, il boss indiscusso della Nco. In tanti oggi lo hanno ricordato. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato ai familiari e alla Congregazione dei padri rosminiani un messaggio di cordoglio nel quale si ricorda “l’attività del vescovo scomparso a favore della solidarietà sociale e l’impegno per la legalità, in aperto e coinvolgente contrasto con la criminalità organizzata”. La presidente della Camera, Laura Boldrini, evidenzia il suo ruolo di primo piano di fronte a tanti problemi dell’umanità. La presidente dell’Antimafia, Rosi Bindi, evidenzia il suo impegno per giustizia e verità. Don Luigi Ciotti sottolinea che ha alzato la voce per gli ultimi. Il sottosegretario Cosimo Ferri lo propone come simbolo anticlan. Antonio Bassolino posta su Fb una foto della marcia anticamorra di Ottaviano insieme con l’allora leader della Cgil, Luciano Lama e il presule.
Non era un eroe, voleva essere testimone di una Chiesa viva, con una grande forza. Quella della fede, dei suoi studi, del suo essere orgogliosamente ‘rosminiano’ ma anche sostenuto da una mamma capace di dargli la spinta necessaria per affrontare gli uomini del male. “Quando le confidai che volevo lasciare, che non ce la facevo più mi rispose: ‘preferisco che ti ammazzino anzichè tu scappi'”, ebbe modo di raccontare un paio di anni fa. Una denuncia che lo ha portato per anni a vivere sotto scorta. Monsignor Riboldi è morto all’alba, a 94 anni, a Stresa, in Piemonte, presso la casa dei rosminiani dove si trovava dalla scorsa estate. A darne l’annuncio la Curia di Acerra dove è stato vescovo dal ’78 al 2000. Dopo una messa, prevista per martedì, nel convento dei monaci rosminiani a Stresa, la salma di monsignor Riboldi eèattesa ad Acerra, dove si svolgeranno in settimana i funerali. Non è ancora chiaro se la sepoltura avverrà all’interno della cattedrale, così come da desiderio del presule. Nel 1968, dieci anni dopo essere arrivato a Santa Ninfa, nella Valle del Belice, in Sicilia, fu vicino ai suoi fedeli scossi dal terremoto. In una trasmissione della Rai, ‘A tu per tu’ dell’11 aprile 1977 denunciò senza mezzi termini una situazione vergognosa, figlia dell’abbandono di quel popolo dopo il terremoto. “Come essere prete lì in mezzo? Come si fa a dire a un uomo che per nove anni vive nelle baracche dove ci sono topi e dove piove, Dio è qui e ti ama? Come trasmetterlo questo messaggio d’amore a un uomo che non capisce più bene se vivere è sopravvivere o realizzarsi?”, diceva con grande amarezza. Paolo VI nel 1978 lo chiamò alla guida della Diocesi di Acerra. Storica la marcia che portò migliaia di giovani ad Ottaviano. Raccontò poi di aver incontrato in carcere, il pomeriggio di una domenica di Pasqua il boss Cutolo che rimase fermo sulle sue posizioni. Cercò anche di favorire, laddove possibile, la dissociazione di personaggi che avrebbero potuto rompere col passato di sangue. In poche, semplici parole il bilancio della sua vita. “Ho imparato che è fondamentale andare tra la gente a diffondere il Vangelo, non rassegnarsi mai, non aspettare gli eventi. Ho capito che bisogna sporcarsi le mani con i problemi dell’uomo”.
A ricordare il Vescovo di Acerra, anche il sindaco di Ottaviano, Luca Capasso: “Monsignor Antonio Riboldi ci ha insegnato che la cultura della legalità va alimentata con i fatti, le azioni, i gesti. Fu tra gli organizzatori della marcia anticamorra ad Ottaviano, in uno dei momenti più tremendi per la nostra città riuscì a portare un segno di speranza e riscatto. Tutto il percorso verso la legalità e il rispetto delle regole che si è sviluppato nel corso degli anni, non solo ad Ottaviano ma in tutto il territorio vesuviano, è partito da quella marcia e da quell’uomo coraggioso”. Poi Capasso annuncia: “Il Comune di Ottaviano sarà presente con il gonfalone ed una rappresentanza ai funerali di don Riboldi”.
“Con la morte di monsignor Antonio Riboldi, scompare un vescovo simbolo della lotta alla camorra e del riscatto della Campania. Vescovo di Acerra, fu protagonista e ispiratore di una stagione di grande rinascita sociale proprio in anni terribili mentre i boss criminali legati a Raffaele Cutolo tenevano sotto scacco la vita politica ed economica della sua terra. Riboldi si espose pubblicamente contro la camorra, organizzò marce e fiaccolate anche nei quartieri e nelle cittadine considerate roccaforti intoccabili dei malavitosi. Visse sotto scorta per molti anni ma non ebbe mai timore delle minacce ne’ delle critiche che pure gli arrivano numerose da parte di alcuni. La sua figura rimane come esempio tangibile per tutti, laici e cattolici, che crediamo nei valori della legalità e della giustizia”. Ha detto Cosimo Maria Ferri, sottosegretario ministero Giustizia.
Il sindaco di Acerra (Napoli), Raffaele Lettieri, ha annunciato che proclamerà il lutto cittadino in occasione dei funerali di monsignor Antonio Riboldi, vescovo emerito della diocesi, morto in nottata a Stresa. La salma del presule, infatti, è attesa in città per i funerali, dopo una messa che sarà celebrata nel convento dei monaci rosminiani, dove don Riboldi, appartenente allo stesso ordine, era dalla scorsa estate. Il vescovo anticamorra, però, aveva più volte espresso la volontà di essere sepolto nel duomo di Acerra, dove ha celebrato il suo esercizio episcopale per 21 anni, e molto probabilmente nella stessa cattedrale sarà allestita una camera ardente per consentire ai cittadini di portargli l’ultimo saluto. Don Riboldi, molto amato in città, ha vissuto nella Casa dell’Umana accoglienza dalla fine del suo mandato episcopale, fino alla scorsa estate. Per il suo legame con la città, oltre che per le sue azioni, l’amministrazione comunale acerrana, nel 2015, guidata dallo stesso sindaco Lettieri nel corso del primo mandato, gli conferì la cittadinanza onoraria.
Articolo pubblicato il giorno 10 Dicembre 2017 - 22:59