Il processo che si sta celebrando davanti al giudice monocratico della Terza sezione penale, Lucio Galeota, riprenderà a inizio marzo. Dodici agenti della polizia penitenziaria sono a vario titolo imputati per sequestro di persona, abuso di potere, lesioni e maltrattamenti. Ci sono quattro ex detenuti e la moglie di un quinto che intendono costituirsi parti civili. Nei verbali depositati ci sono i racconti delle vittime e dei compagni di cella.
Gli episodi al centro del processo si riferiscono agli anni che vanno dal 2012 al 2014. “Verso le 22 e 30 ero fermo accanto alle sbarre della cella quando un assistente della polizia penitenziaria addetto alla sorveglianza del piano si avvicinò a me e in dialetto napoletano disse: Tu hai detto che voglio fare il guappo…. . Fui condotto in una saletta senza arredi. Mi fecero spogliare anche degli indumenti intimi – si legge nella deposizione del detenuto ( i fatti risalgono al luglio 2013)- e i tre iniziarono a picchiarmi, insultarmi e farmi eseguire flessioni sulle gambe”.
Un altro episodio agli atti è relativo al Natale del 2013 ed è raccontato da un testimone compagno di cella del detenuto maltrattato: “Ricordo che quella sera il mio compagno di cella aveva avuto una discussione con l’assistente in servizio al padiglione Napoli, piano terra, lato sinistro. Subito dopo l’assistente si allontanava per fare ritorno dopo pochi minuti in compagnia di quattro o cinque colleghi in divisa. Lo prelevavano con tutta la sedia a rotelle (il detenuto era reduce da un infortunio, ndr) e lo portavano via… Faceva rientro in cella solo dopo circa tre giorni, se non sbaglio il 27 dicembre, e presentava segni di violenza sia sul viso che sul corpo. Ci raccontò che era stato portato prima ai cancelli uffici, dove era stato picchiato, poi all’Avellino destro, cioè il reparto per i detenuti con problemi mentali, e anche qui era stato picchiato. La sedia a rotelle era completamente fuori uso, in quanto era stato lanciato con tutta la sedia contro il muro”.
La stessa ricostruzione dei fatti viene poi confermata anche da un secondo detenuto: “Tornò dopo tre giorni e presentava lividi sul viso e sul corpo, ci disse che era stato percosso dalla guardie e poi recluso nel padiglione Avellino destro”. Tra le accuse, invece, c’è la testimonianza di un altro ex detenuto.
Ancora periodo prenatalizio, dicembre 2012: “Fui aggredito con pugni e calci. Uno degli agenti mi colpì in testa con le chiavi delle celle. Ci vollero due punti di sutura ma al personale sanitario raccontai di essermi fatto male da solo, con la maniglia della porta. Temevo ritorsioni, uno degli agenti disse che mi avrebbe fatto fare la fine di mio cugino e mio cugino fu trovato morto in cella con ipotesi di suicidio”.
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