Si è concluso il processo d’appello che vede alla sbarra alcuni esponenti del clan Cimmino. Tra questi il promotore del clan del Vomero, il boss Luigi Cimmino, coinvolto nella inchiesta che aveva portato gli inquirenti a ritenere che costui, durante la libertà vigilata scontata lontano dalla città di Napoli, avesse ricostituito il suo clan. Rischiava grosso: 18 anni era stata la richiesta formulata dall’accusa nei suoi confronti, richiesta reiterata anche in secondo grado dal Procuratore Generale.
La sentenza emessa dalla Corte di Appello di Napoli, terza sezione, presieduta dal dott. Carbone, è arrivata al termine di una udienza fiume, dedicata in questa ultima udienza alle arringhe dei difensori di Cimmino Luigi: l’avvocato Dario Vannetiello e l’avvocato Giovanni Esposito Fariello. A scongiurare il forte inasprimento della pena sottili questioni giuridiche sollevate dalla difesa del boss che hanno avuto il merito di convincere la Corte in ordine ad un tema particolarmente importante: la inammissibilità della pur articolata impugnazione proposta dalla direzione distrettuale antimafia. Il 12 ottobre dello scorso anno infatti all’esito del giudizio di primo grado, svoltosi con le forme del rito abbreviato, in accoglimento di alcune questioni di diritto e di fatto prospettate dall’avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli, Cimmino Luigi fu assolto da uno dei due episodi di estorsione e riportò la mite condanna totale per anni 7 di reclusione per ben tre gravi reati di cui fu ritenuto responsabile.
Fu puntualmente proposto ricorso dalla direzione distrettuale antimafia considerata la notevole differenza tra quanto chiesto e quanto irrogato con la sentenza emessa dal Giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Napoli, dott. Umberto Lucarelli; in particolare, l’accusa si doleva della mancata applicazione nei confronti del capo clan dell’aumento della pena per la recidiva, essendo gravato da precedenti penali di spessore. Infatti, al boss Cimmino veniva non solo contestata la qualità di promotore ed organizzatore del gruppo mafioso, delitti di estorsione e di falso, ma anche l’essere soggetto recidivo per essere stato in passato già per ben due volte condannato per associazione camorristica.
Durante le udienze svolte durante il giudizio di appello, la tesi della Antimafia è stata portata avanti con decisione dalla Procura Generale che aveva chiesto ai giudici di aumentare ad anni 18 la pena al Cimmino, mentre l’accusa aveva chiesto di confermare la pena inflitta in primo grado a Palma Pasquale (anni 4 e mesi 8), Ferrante Pasquale ( anni 5 e mesi 4) Montalbano Raffaele (anni 5 e mesi 4) e Festa Luigi (anni 6). L’esito del giudizio di secondo grado è stato innegabilmente favorevole al capo clan atteso, la Corte di appello, ha innanzitutto dichiarato inammissibile l’impugnazione proposta dal P.M., cosi impedendo qualsiasi aumento della pena nei suoi confronti. Non solo. In accoglimento di una specifica richiesta formulata dagli avvocati Vannetiello ed Esposito Fariello, la Corte ha riconosciuto il vincolo della continuazione tra le due precedenti condanne riportate in passato da Cimmino con i tre reati per i quali si procedeva. Di conseguenza la pena di anni sette inflitta a Cimmino in primo grado, ritenuta troppo bassa dall’Ufficio di Procura che ne invocava diciotto, è stata ulteriormente ridotta ad anni tre e mesi sei di reclusione.
Inoltre, è stata pure esclusa la aggravante mafiosa rispetto ad uno dei tre reati per i quali era intervenuta condanna : quello di aver concorso nel delitto di falsificazione di certificazioni sanitarie per ottenere permessi dal Magistrato di sorveglianza onde ritornare nella città di Napoli allorquando Cimmino era sottoposto alla misura della casa lavoro. Mentre sono state confermate le condanne inflitte in primo grado ai ritenuti partecipi della associazione : Montalbano Raffaele, Palma Pasquale, Festa Luigi, Ferrante Pellegrino. La Corte ha indicato in giorni novanta per il deposito della motivazione. Dopodichè la parola passerà alla Corte di cassazione; ma quello che ora appare altamente probabile è l’uscita a breve dal carcere di uno dei boss storici della regione Campania, atteso che dei tre anni e mesi sei inflitti, Cimmino risulta averne già scontati circa due.
(nella foto il boss luigi Cimmino e da sinistra nei riquadri Pasquale Palma, Luigi Festa, Raffaele Montalbano e Pasquale Ferrante)
Articolo pubblicato il giorno 11 Dicembre 2017 - 20:31