C’e’ anche l’attuale reggente del clan Troia, Immacolata Iattarella, moglie del capoclan Ciro, detto Gelsomino, tra i 40 destinatari di misure cautelari emesse dal gip di Napoli dopo una indagine dei carabinieri che ha portato al blitz contro il gruppo che gestisce 8 fiorenti piazze di spaccio a San Giorgio a Cremano, nel Napoletano. Un clan “in grado di avere rapporti con uno potente come i Mazzarella”, spiega il tenente colonnello Filippo Melchiorre, a capo del gruppo di Torre Annunziata che dal 2013 al 2016 ha monitorato l’ascesa dei Troia, iniziata nel 2010, quando il boss Ciro ha compreso il progressivo indebolimento degli Abate, decimati dagli arresti, e si e’ imposto sul loro territorio.
Una gestione continuata anche dopo la sua detenzione e quella dei figli Vincenzo e Francesco, proprio attraverso la moglie che, insieme alla nuora Concetta Aprea, consorte di Vincenzo e pure lei tra i destinatari del provvedimento restrittivo emesso dal gip di Napoli, ha tenuto sotto controllo la cassa del gruppo, le piazze di spaccio, le mensilita’ agli affiliati e tutte le attivita’ illecite del clan compreso lo spaccio di banconote false da 100 euro.
Immacolata Iattarella ha dovuto anche occuparsi della fase delicata, iniziata ad aprile 2016, del contrasto armato con altri gruppi, dato che i D’Amico dalla zona orientale di Napoli impegnati in una espansione nell’hinterland, circostanza che ha portato ad atti intimidatori quali la testa di maiale posta su un’auto data alle fiamme o l’ordigno fatto esplodere in un’altra vettura sotto la sua abitazione.
Il gip ha disposto 33 misure in carcere, una ai domiciliari e 6 obblighi di dimora, e sinora i militari dell’Arma hanno notificato 39 provvedimenti; 9 dei destinatari della misura erano gia’ detenuti nell’ambito di altre inchieste. Gli indagati devono rispondere a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga e alla spendita di banconote false. I carabinieri hanno monitorato a lungo l’attivita’ di spaccio soprattutto di cocaina, anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, servendosi anche di dichiarazioni di pentiti. Le attività di indagine, consistite in intercettazioni dei colloqui in carcere e di corrispondenza, intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che in servizi di osservazione e nell’acquisizione delle immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza installati dalla Procura di Napoli, hanno consentito di ricostruire l’operatività del clan Troia a decorrere dall’anno 2010, di accertare che la direzione dell’organizzazione è stata affidata nel periodo di detenzione di Troia Vincenzo e Troia Francesco, alla madre di questi ultimi, Iattarelli Immacolata e di acquisire elementi non solo in ordine alla gestione esclusiva ed assoluta da parte del clan Troia delle piazze di spaccio sul territorio, con l’imposizione di tangenti ai capi piazza, ma anche allo svolgimento di altre attività illecite, tra le quali la spendita di banconote false da 100,00 euro.
Grazie gli elementi raccolti è stato possibile ricostruire l’intero organigramma dell’associazione, di individuarne il “modus operandi”, di circoscrivere i ruoli assunti da ciascuno degli indagati, di identificare tutti i soggetti coinvolti e di risalire ai luoghi di occultamento della sostanza stupefacente -cocaina, marijuana, hashish, crack-.La gestione delle piazze di spaccio ed il controllo del territorio di san Giorgio a Cremano sono state anche fonte di una faida con altre organizzazioni criminali e hanno dato luogo a numerose azioni violente tra le quali l’esplosione, nel mese di aprile 2016, di un’autobomba posizionata nei pressi dell’abitazione di Iattarelli Immacolata.
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