Trecento anni di carcere. Questa la richiesta del pm Alessandro D’Alessio della Direzione distrettuale antimafia di Napoli contro il gruppo Elia del Pallonetto di Santa Lucia, nella zona a ridosso di piazza del Plebiscito a Napoli. Tra loro ci sono non solo i boss del clan Antonio, detto ‘o capocchia, Ciro, detto ‘ mucillo, Michele e Renato, detto ‘ o renat per i quali sono state invocate pene superiori ai 12 anni di reclusione a testa, ma anche molte donne, la meta’ degli imputati. Tra loro Giulia Elia, per il quale il pm ha chiesto 15 anni di reclusione, Anna Elia, 3 anni, Adriana Blanchi, 10 anni, Anna Pugliese, 10 anni, Giulia Pugliese, 8 anni.
Ci sono anche le madri e i padri dei bambini pusher che il 17 gennaio scorso furono intercettati dalle forze dell’ordine mentre confezionavano dosi all’eta’ di dieci anni e partecipavano attivamente alle attivita’ di smercio di sostanze stupefacenti tra i vicoli della citta’. Minorenni che sono stati allontanati da casa, con la sospensione della patria potesta’ in un provvedimento raro assunto dal presidente del Tribunale. Il processo si sta svolgendo con il rito abbreviato per cui le pene sono ridotte di un terzo come prevede la legge: La Dda aveva chiesto per tutti gli arrestati nel maxi blitz del gennaio scorso il giudizio immediato ritenendo che le prove a loro carico fossero inoppugnabili (le intercettazioni video e ambientali oltre al racconto di oltre una mezza dozzina di pentiti).
Quello degli Elia e’ il clan di Napoli che controlla la zona del Pallonetto di Santa Lucia, una ‘porta’ verso la citta’ che si affaccia sul mare, in particolare il lungomare Caracciolo, ma anche verso i Quartieri Spagnoli. L’organizzazione criminale, retta attualmente da Antonio detto ‘o Capocchia, insieme al fratello Ciro, alias ‘o Mucill, si occupa del racket e dello spaccio della droga, gestendo direttamente tre grosse ‘piazze’ di cui due controllate da altrettante donne, Giulia, sua sorella minore, e Adriana Bianchi, sua cognata moglie di Renato, altro fratello.
La cosca storica del Pallonetto, spiccatamente a conduzione familiare ma organizzato in modo militare, al vertice comprende anche Luciano e Anna, gli altri due figli di Michele ‘e Tribunale, capostipite della ‘famiglia’ di camorra e di Anna Di Mauro. Il 17 gennaio scorso l’organizzazione ha subito un pesante colpo dopo l’indagine dei carabinieri che ha portato a 43 arresti tra boss, affiliati e sottogruppi per lo spaccio di droga.
Un’inchiesta che ha portato alla luce anche l’abitudine da parte delle donne del clan di coinvolgere i figli minori per la confezione delle dosi di stupefacenti e per la loro consegna a pusher e clienti. Il clan e’ da anni in guerra con i Ricci dei Quartieri Spagnoli, che fanno capo al boss Enrico Ricci, motivo per cui negli anni ha chiuso un’alleanza con i Lepre della zona del Cavone, mentre gli avversari hanno stretto un sodalizio con un ex affiliato dei Sarno, Antonio D’Amico, residente ai Quartieri Spagnoli.
La famiglia del Pallonetto conterebbe anche sul sostegno dei D’Amico del quartiere Ponticelli, e del cartello Marfella-Pesce del quartiere di Pianura. Diversi gli episodi registrati dalla cronaca anche recente dello scontro tra gli Elia e i Ricci. Nel 2015 ci fu il ferimento in un agguato di Michele Elia jr, nipote del boss Michele, e una ‘stesa’ contro i Ricci, eseguita dai giovani Elia nella zona della Pignasecca, a pochi passi dall’ospedale dei Pellegrini, regno della cosca nemica.
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