Camorra a Ponticelli: ”Se ne deve andare. Quelli lo uccidono”: il commento in ospedale dopo l’agguato. LE INTERCETTAZIONI

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“Enrì, non è il fatto che tu dai uno schiaffo a uno e, non è così. Non è questa vita qua, è finita. Basta. Se ne deve andare. Perché quelli lo uccidono, se ne deve andare, se ne deve andare. Quelli lo uccidono”. E’ il commento allarmato che uno dei familiari di Ciro Poli, uno dei pusher al servizio dei D’Amico “fraulella” del rione Conocal di Ponticelli, fa a Villa Betania mentre aspetta che i medici lo curino. Il giovane non sa di essere intercettato. E’ la sera del 20 luglio 2015. Poco prima in via Toscanini a Ponticelli Ciro Poli, all’ epoca 19enne e il minore Antonio D. C. restano feriti da colpi di pistola. Ciro Poli, come riporta Il Roma, appare molto preoccupato e  parla con i familiari. E si lasciano andare a commenti che evidenziano il loro rancore nei confronti di Flavio Salzano, all’epoca uno dei gestori delle piazze di spaccio dei D’Amico, sfuggito al maxi blitz Delenda e da latitante ucciso nel 2016 dal clan De Micco al quale si era legato e perchè poi aveva deciso di lasciare. Salzano tra l’altro era anche lo zio di Ciro Rigotti, il 20enne calciatore gambiazzato due giorni fa sempre al rione Conocal. Nella discussione intercettata si parla proprio di lui.
Enzo: “No, mi devi stare a sentire tu a me. Non fa nulla che sta lui davanti. Allora io ti dico quello che. Senti a me. Allora Flavio, che, che si deve affogare a Ischia, devo sapere una brutta notizia di quello. Io sto male che mi devo litigare con te, che sto qua, però io ti ritengo una persona adulta no? Come persona adulta voglio capire che questo ha il pus in testa”.
Donna: “E ma sta vicino a voi no?”.
Enrico: “Ci stava un compagno suo”.
Anna: “Stavano gli altri compagni”.
Enrico: “Quell’altro stava”.
Ciro: “Noi stavamo parlando vicino alla macchina dei ragazzi”.
Enrico: “No, stavano parlando”.
Donna: “Ah, stavano parlando. Anna hai capito?”.
Ciro: “E bello e buono loro, disse bombolone. Eccoli, eccoli. Accellerò, il tempo che io mi misi la mano in tasca, volevo mettermi la mano in tasca e volevo scendere da sopra al mezzo: baam, bam, bam. La l’ho visti vicino, faccia a faccia stavamo”.
Anna: “Quello li conoscere pure Assu, tanto li conosce”.
Ciro Poli all’epoca aveva una relazione sentimentale con la figlia di Ciro Naturale, soggetto legato ai De Micco. Invece Antonio D.C. sarebbe stato ferito per questioni legato allo spaccio.
Dalla conversazione intercettata e contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare che quattro giorni fa ha colpito 23 tra boss e gregari del clan De Micco oltre ai riferimenti a Flavio Salzano, che si trova ad Ischia e gli interlocutori parlano anche di Checco che, dal tenore della conversazione si identifica in Francesco De Bernardo e di Roberto ’o chiattone, che si identifica in Roberto Boccardi.
Luigi: “Può darsi che quello, secondo me era già tutto organizzato perché quello chiamò e lui non ha accettato proprio, disse andatevene a casa”.
Ciro: “No”.
Luigi: “A Ciruzzo disse vattene a casa”.
Ciro: “…. incomp…”.
Luigi: “Eh, per farlo togliere da mezzo alla strada, secondo me, perché quello lo sapeva che stava con te, già era tutto organizzato”.
Ciro: “Pure Cristian non ci stava. Io questo stavo pensando”.
Luigi: “Checco pure non ci stava?”.
Ciro: “Io questo stavo pensando oggi”.
Luigi: “E a me ora mi è venuto in mente. Carmine o piccione disse: “Cirù vieni di la, ti devo fare una imbasciata”. Si legge nell’ordinanza: “Mentre per Poli si rafforza l’ipotesi secondo la quale l’agguato sia da attribuirsi ad un movente passionale, per quanto riguarda Antonio D.C., le motivazioni del suo ferimento vanno ricercate, evidentemente, presumibilmente in un con- testo legato allo spaccio. Lo stesso gestiva una piazza di spaccio, come è emerso dalle conversazioni intercettate”.


Articolo pubblicato il giorno 3 Dicembre 2017 - 08:15
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