Uccisero il fratello di quello che poi sarebbe diventato uno dei pentiti che ha contribuito a fare luce sulla decennale faida di Ercolano. Il procuratore generale nel processo di Appello ha chiesto 76 anni di carcere per i 3 accusati dell’omicidio di Giorgio Scarrone.
Ventotto anni di carcere sono stati chiesti per Pietro Papale e Bartolomeno Palomba, mentre 20 anni di carcere sono stati chiesti per Mario Papale. In primo grado erano stati condannati all’ergastolo. Alla scorsa udienza i tre confessarono i loro addebiti e ora sperano in una consistenze riduzione di pena in Appello.Il 28nne fu ucciso nel 2008 e aveva come unica colpa quella di essere, fratello di Agostino Scarrone, killer del clan Birra-Iacomino, diventato collaboratore di giustizia. Fu una vendetta trasversale quella che colpì il giovane Giorgio, il quale era del tutto estraneo alle logiche criminali dei cartelli camorristici Birra-Iacomino e Ascione-Papale, in lotta per anni per il controllo degli affari illeciti nella città di Ercolano
Si trattò di una vendetta nei confronti del fratello che aveva preso parte agli omicidi di Gaetano Pinto e di Antonio Papale, quest’ultimo era il fratello del boss Luigi. A commissionare l’atroce omicidio a Salvatore Fiore – secondo gli inquirenti – che fu aiutato a mettere a segno il piano da Bartolomeo Palomba (che fungeva da conducente del ciclomotore utilizzato per la spedizione “punitiva”), furono Mario e Pietro Papale, reggenti del clan.
Ad inchiodare i tre imputati sono state anche le dichiarazioni fatte durante il processo dalla collaboratrice di giustizia Antonella Madonna. Secondo la “pentita”, alla riunione nella quale fu decretata la morte di Giorgio Scarrone presero parte anche Salvatore Fiore, Mario Papale, Bartolomeo Palomba, Pietro Papale e Mario Ascione.
(nella foto da sinistra Mario Papale, Pietro Papale, Bartolomeo Palomba)
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