Sessantanove anni oggi per la “voce” del Prog che ha caratterizzato, dal lontano 1969, il sound dei Van der Graaf Generator.
Peter Hammil, con il suo particolare timbro e i suoi tanti stili ha, senza dubbio alcuno, contribuito fortemente alla costruzione della storia del Rock Progressive. Compositore, chitarrista, pianista, cantane e autore britannico, nonché fondatore dei Van der Graaf, ha portato avanti il suo progetto da solista fin dagli esordi del gruppo, lavorando parallelamente ad entrambi i percorsi musicali. Il suo stile canoro è prettamente inglese con il valore aggiunto di una gamma tonale molto ampia: passa dall’urlo di rabbia al vocalizzo celestiale con estrema semplicità. Poi canticchia o ruggisce, urla o libera acuti sempre in maniera controllata e con un approccio evidentemente intellettuale.
Con “Fool’s mate” debutta nel 1971 e da allora ha pubblicato ben trentaquattro lavori in proprio, tutti collocabili nella sfera del Rock Progressive ma con chiari inserimenti di altri stili: dall’elettronica d’avanguardia alle composizioni per piano e voce, da quelle per chitarra e voce, dalle registrazioni con tradizionali rock band, fino ad arrivare all’opera.
Versatile e istrionico, nei suoi testi si legge d’amore e di relazioni umane in generale, d’invecchiamento dell’essere e di morte. Parlano di politica, trattano la follia, la consapevolezza, l’introspezione e affrontano anche la religione. Si discosta quindi completamente dai testi di fantascienza dei Van der Graaf Generator pur lasciando sempre ben incisa l’impronta cerebrale e intellettuale dei suoi versi.
Lo scorso venerdì 3 novembre, è uscito “From the Trees”, un album di dieci tracce molto ambizioso che segna il ritorno ad uno stile musicale più intimo. I brani che lo compongono, infatti, sono principalmente per pianoforte, chitarra e voce, pensati ad hoc per i live.
Il 9 novembre si esibirà al Parco della Musica di Roma, il 10 alla Basilica di San Giovanni a Napoli, l’11 al Teatro Secci di Terni, il 13 all’Auditorium Toscanini di Chiari (Brescia), il 14 alla Salumeria della Musica di Milano, il 15 al Teatro Candoni di Tolmezzo (Udine) e il 17 alla Goldonetta di Livorno.
Completamente “dentro” la sua arte, sostiene di non riuscire a vedere cosa accade fuori dal suo trip artistico e che uno dei suoi obiettivi è continuare a fornire “cose” serie o significative, attraverso le sue canzoni. E’ certo che il Jimi Hendrix della voce abbia ancora tanta “roba” da dare e, in attesa delle performance italiane, sul pianoforte di “Too many of my yesterdays”, un immenso Happy bday Sir Hammil.
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