Sempre più persone sono attratte dal forex trading, ovvero l’investimento nel mercato delle valute. Un’attrazione magari sostenuta da positive esperienze avute nel teatro borsistico. Ma il forex trading è tutt’altra cosa e porta troppo spesso a costose delusioni, sia per i rischi strutturalmente insiti in questo tipo di investimento sia per la presenza di intermediari di dubbia affidabilità.
Volume degli scambi
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Il mercato dei cambi valutari non vede di solito oscillazioni ampie come quelle possibili nel mercato borsistico. In questo settore gli interessi sono globali e difficilmente una valuta importante si apprezzerà o deprezzerà in modo significativo (più del 5-10 per cento) su un’altra nel giro di pochi giorni o settimane.
Inoltre, proprio per la dimensione degli interessi in gioco – ogni giorno sono scambiati più di cinquemila miliardi di dollari di valore sul mercato valutario – è lecito supporre che le reali proiezioni di mercato non siano note ai piccoli investitori, i quali devono basarsi perlopiù sull’intuito personale e sulla fortuna per guadagnare percentuali minime su quanto investito.
Tempi lunghi per guadagni nel trading
Per avere un’idea dei margini di guadagno nel trading online prendiamo il cambio dollaro/euro degli ultimi quattro anni. A metà 2013, un dollaro valeva circa 0,76 euro; a inizio 2015 passa rapidamente a 0,95 per poi stabilizzarsi attorno a 0,90 per gli anni successivi, con oscillazioni di +/- 5%. Oscillazioni interessanti se si dispone di grossi capitali, dai 100.000 euro in su, ma non particolarmente affascinanti con piccole somme.
Chi avesse acquistato dollari nel 2008, quando la valuta americana era scesa a 63 centesimi, avrebbe certamente guadagnato parecchio nel 2015, ma sarebbe valsa la pena tenere immobilizzato un grosso capitale per così tanti anni? Questa risposta la troverai completa su tradingonlinebroker.com
Le prospettive distorte proposte dai media
Nel 2016 la Gran Bretagna esce (virtualmente) dall’Unione Europea e tutti i media annunciano l’improviso crollo del cambio sterlina/euro. Ma il tracollo era cominciato ben prima della Brexit: alla fine di novembre del 2014 il rapporto sterlina/euro era di 1,41; nel marzo del 2016 era già sceso a 1,24. Il 22 giugno 2016, alla vigilia del voto, dando credito ai sondaggi che volevano la Gran Bretagna nell’UE, la valuta britannica si era leggermente ripresa arrivando a 1,30, per poi ridiscendere subito dopo a 1,08. Oggi la sterlina è quotata circa 1,15 contro l’euro – lo stesso valore di quattro anni fa.
Che cosa possiamo imparare da questi due casi? Per esempio che i media riferiscono in modo distorto sugli andamenti valutari. In buona o malafede sta all’opinione di ognuno. E che dunque nel mercato forex è bene non dare ascolto alle notizie di macroeconomia dei telegiornali. Non è vero, come hanno riportato i media, che la sterlina stesse benone e che la Brexit l’abbia deprezzata drammaticamente: la sterlina aveva già concluso il suo periodo di crescita probabilmente pilotato da immensi movimenti speculatori ed era in caduta libera già da parecchio prima del voto. I piccoli investitori convinti dai broker a comprare sterline a ridosso del voto hanno perso un sacco di soldi, ma non a causa della Brexit: a causa dei consulenti stessi!
La Banda Bassotti è sempre in agguato
Di recente la Autorité des Marchés Financiers – AMF, la Consob francese – ha ripetutamente messo in guardia i piccoli investitori da siti di investimento forex non autorizzati e spesso truffaldini. Sono siti che si presentano molto bene e con buone referenze (false). Ma una volta investiti i soldi difficilmente se ne rientra in possesso, a prescindere dagli effettivi movimenti del mercato valutario. Se si vuole investire nel forex è opportuno rivolgersi a banche e broker sicuramente autorizzati.
Amari dati statistici
Già nel 2014 la AMF pubblicava i dati di uno studio che evidenziavano come nove investitori su dieci avessero riportato perdite negli investimenti forex. Benché i dati si riferiscano al quadriennio precedente il 2014 e non siano dunque aggiornatissimi, mantengono comunque il loro valore. La perdita media per cliente era valutata in 10.900 euro. Dal 2009 al 2012, 13.224 investitori avevano perso un totale di 175 milioni di euro, mentre solo 1.575 investitori avevano riportato un profitto complessivo di 13,8 milioni.
In conclusione
Qualsiasi investimento finanziario comporta dei rischi, ma il forex presenta rischi legati a fattori del tutto imponderabili e che risultano inaccettabili – siamo quasi al gioco d’azzardo.
Chi disponga di ingenti capitali e possa permettersi di tenerne immobilizzata una (piccola) parte può tentare il gioco, sapendo che i risultati arriveranno anche dopo molto tempo, se arriveranno.
Il piccolo trader è bene che si mantenga sul mercato borsistico, se ha visto di possedere le qualità necessarie per trarne dei profitti.
Articolo pubblicato il giorno 18 Novembre 2017 - 09:31