Per due volte si sente dire “stai zitto negro”, riceve un pugno al basso ventre dallo stesso avversario e quando accenna una reazione in campo, senza peraltro attuarla, viene espulso dall’arbitro. E’ accaduto ieri a Padova nella sfida tra Sacra Famiglia e Virtus Agredo di Loreggia, due squadre formate da quattordicenni che militano nel campionato regionale dei giovanissimi.
Vittima dell’episodio, come riporta il Mattino di Padova, e’ un ragazzino di origini nigeriane, adottato sin da piccolo da una famiglia padovana. Da quando aveva 7 anni gioca sui campetti di calcio della provincia. “E’ un ragazzino mite, tranquillo, che sorride spesso e difficilmente alza la voce” racconta il suo mister, Domenico Esposito. L’unica sua ‘colpa’ e’ stata quella ieri di aver segnato il secondo gol che ha fatto vincere la sua squadra.
La cosa non e’ piaciuta agli avversari che hanno cercato in tutti i modi di innervosire il ragazzino, prima con le offese razziste e poi dandogli un colpo proibito. “Mentre l’arbitro era girato – racconta Esposito – il mio giocatore ha accennato un gesto di reazione, inseguendo l’autore dell’aggressione, ma l’ho fermato prima che lo raggiungesse”. L’arbitro ha pero’ visto solo l’ultima parte della scena e a farne le spese e’ stato il mini calciatore della Sacra Famiglia, costretto ad abbandonare il campo.
“Ho fatto presente l’accaduto all’arbitro e all’allenatore degli avversari e per tutta risposta – racconta Esposito – il tecnico della Virtus Agredo mi ha detto ‘Napoli stai zitto'”. I genitori dei ragazzi della squadra di Padova, solidali con il compagno dalla pelle nera, ora pensano ad azioni eclatanti, come chiedere un incontro alle altre societa’ calcistiche per affrontare il problema del razzismo sui campi.
“Noi siamo gli educatori di riferimento di questi adolescenti insieme ai familiari – conclude mister Esposito, raccontando che il suo omologo a fine partita non gli ha voluto neppure stringere la mano – sta a noi spiegare come ci si deve comportare con farplay e senza frasi razziste sul terreno di gioco come nella vita”.
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