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”La paziente era morta, ma il medico continuava ad operare”, la testimonianza choc al processo per la morte di Tommasina

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Torre Annunziata. Morì durante un’operazione chirurgica all’ospedale di Boscotrecase. E’ una storia che risale all’ 8 Marzo del 2013 quando la 25enne Tommasina De Laurentiis fu sottoposta ad un intervento di colecistectomia, un’operazione di routine, non invasiva, effettuata con un sondino interno. Qualcosa però non andò per il verso giusto e la sordina tranciò l’aorta addominale. I medici quindi decisero di effettuare la classica operazione, aprire l’addome e suturare i vasi sanguigni tagliati. La situazione non migliorò e la ragazza andò in arresto cardiocircolatorio e fu iniziata la procedura per mantenere in vita la paziente mentre i chirurgi continuavano ad operare. “Dopo 45 minuti di massaggio cardiaco, constatammo il decesso della paziente e lasciammo la sala operatoria. Mentre uscivamo, però, il chirurgo stava ancora operando”. Sono le parole di Giuseppe Oriolo, primario di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale di Boscotrecase, testimone al processo contro tre colleghi medici il primario Roberto Palomba e gli assistenti Antonio Verderosa e Alberto Vitale accusati a vario titolo di omicidio colposo e falso ideologico. “Andammo oltre la prassi e provammo a rianimarla per tre quarti d’ora, purtroppo senza riuscirci – ha detto Oriolo – alle 14 e 30 constatammo il decesso e andammo via, ma il chirurgo continuava continuava a chiedere fili per suturare”.
La 25enne fu sottoposta a tre operazioni in una mattinata e la terza si concluse quando ormai era deceduta, probabilmente per coprire o rendere meno evidenti i segni di un errore. Uno scenario orribile, nel quale si inserisce anche l’accusa di aver provato a falsificare alcuni contenuti della cartella clinica. La prossima udienza è fissata tra una settimana.


Articolo pubblicato il giorno 21 Novembre 2017 - 08:38

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