Le imbarazza parlare di mafia? “Non ne parlo perche’ penso che se dico qualcosa verra’ strumentalizzata come figlia di Toto’ Riina. Per me non e’ un problema, a casa mia non l’ho vissuta quella mafia”. E’ quanto afferma Maria Concetta Riina, la figlia maggiore del boss dei boss, in una intervista inedita realizzata da Pietro Suber nel 2009 e trasmessa ieri sera da Quarto Grado, su Rete Quattro.
Maria Concetta Riina inizia la sua vita per lo Stato italiano, a Corleone, ufficialmente il 15 gennaio 1993, il giorno dell’arresto del padre. Aveva gia’ 18 anni, trascorsi tutti in latitanza, in Sicilia, come tutta la sua famiglia. “Noi – dice Maria Concetta – abbiamo sempre saputo che eravamo latitanti, che mio padre era ricercato per vari omicidi, che noi dovevamo scappare. Per me era una cosa assurda.
Giustamente non avevamo una dimora fissa, eravamo un po’ qui un po’ la’, non potevamo andare a scuola come tutti gli altri bambini, mia madre era lei ad impartirci le nozioni scolastiche. Ci presentavamo con un altro cognome. Eravamo dei fantasmi”. La figlia del capo dei corleonesi ha vissuto le accuse contro suo padre come se si trattasse di un estraneo. “Non so quanti ergastoli ha mio padre, si e’ perso il conto, saranno 12-13. Mio padre dice di essere stato un parafulmine, per tante situazioni, faceva comodo dare tutte le colpe a lui, forse perche’ sapevano che non avrebbe mai parlato.
Gli hanno chiesto tante volte di pentirsi ma lui ha sempre detto un no tassativo”. “E’ una persona che crede in Dio, che e’ stata battezzata”, dice la figlia a proposito del padre. L’ha mai visto pregare? “No… veramente no”. Infine, alla domanda su che cosa l’abbia offesa di piu’, la figlia del boss morto ieri ha risposto: “Quando hanno detto che era sanguinario e lo hanno accusato di uccidere perfino dei bambini”.
Articolo pubblicato il giorno 19 Novembre 2017 - 07:24