Il fiume di droga scoperto sulla rotta turca-albanese che aveva invaso per parecchi mesi i comuni del Casertano e dell’hinterland partenopeo attraverso una associazione mista italo-albanese formata da grossisti, mediatori, corrieri e spacciatori al dettaglio così come emerge dall’indagine il cui titolare è il pm antimafia Luigi Landolfi della Dda di Napoli era controllato da cinque capi:Raffaele Saviano, Giuseppe Sirignano, Giuseppe Massa, Michele Villano e un albanese attualmente latitante.
Arrivava in Italia utilizzando tanti stratagemmi tra cui quello di essere nascosto in una panciera premaman di una delle donne finite ai domiciliari, Fortunata Santangelo di Acerra. Oppure nascosto nei serbatoi dell’acqua dei furgoni noleggiati per i viaggi in Albania. I trafficanti di kobret utilizzavano le chat di whatsapp per le ordinazioni ma anche nomignoli come “una Citroen”, un “Leo nuovo”, “un Blu”, “la cosa bianca”.
Nel gruppo dei diciannove italiani anche sette donne, alcune delle quali mogli o compagne dei principali indagati ed arrestate insieme ai partner. Gli arrestati sono complessivamente 22, ma ci sono quattro albanesi latitanti tra cui il capo promotore del traffico di droga. In un anno e mezzo di indagini, le Fiamme Gialle sono riusciti a monitorare il percorso della droga letale, grazie all’ausilio prezioso di cani antidroga e scanner della dogana per passare ai raggi X le carrozzerie delle auto dove spesso è stata nascosta la droga.
L’indagine è partita dopo che nel maggio del 2016 i finanzieri della Compagnia di Marcianise avevano smantellato un’organizzazione dedita allo spaccio di droghe pesanti nei comuni di Marcianise, Capodrise, Macerata Campania e Portico di Caserta, tutti centri vicini al capoluogo; allora furono arrestati quattro spacciatori e sequestrate 250 dosi di “cobret”, particolare tipo di eroina che si inala dopo averla riscaldata su una carta stagnola.
I militari hanno quindi cercato di scoprire quali fossero i canali di approvvigionamento della droga, arrivando così in alcuni comuni del Napoletano, come Acerra, Grumo Nevano, Melito e Casandrino, dove c’erano piazze di spaccio i cui responsabili si rifornivano dagli stessi grossisti dei pusher casertani; grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali, è così emersa l’esistenza di un cartello formato da quattro grossisti italiani, tutti napoletani, che si erano accordati per mettere insieme i capitali necessari a importare dall’estero grandi quantitativi di droga da rivendere poi in Italia.
Gli inquirenti hanno accertato che c’era un mediatore albanese che metteva in contatto i grossisti italiani con quelli del Paese dell’Aquile, che vendevano soprattutto eroina e marijuana. E cosi grazie a questa minuziosa indagine che il traffico è stato scoperto.
ARRESTATI
LUAN CIKA ALBANIA
ANDREA COSTANTINO NAPOLI
LUIGI DE BERNARDO MUGNANO
CASTRESE DE SICA CASANDRINO
LUCIANO D’IGNAZIO SAN MARCELLINO
OLIMPIA ESPOSITO CASANDRINO
FRANCA FRASCOGNA CASANDRINO
MARIA FRASCOGNA CASANDRINO
GIUSEPPE MASSA CASANDRINO
LUCIANO MOTTOLA LUSCIANO
EVERTON NDRERAJ ALABANIA
MASSAMILIANO ROIANO CASANDRINO
RAFFAELE SAVIANO CASANDRINO
PASQUALE SILVESTRE CASANDRINO
GIUSEPPE SIRIGNANO ACERRA
EDUARD SHEHAJ ALBANIA
MICHELE VILLANO LUSCIANO
AI DOMICILIARI
FORNUTANO SANTANGELO ACERRA
RAFFAELLA FRASCOGNA CASANDRINO
LUISA IANNELLI TEVEROLA
ASSUNTA LUONGO CASANDRINO
MARIAROSARIA ZITO ACERRA
INDAGATI
GIUSEPPE GAUDINO GRUMO NEVANO
LUCIA MASSA CASANDRINO
ALESSANDRO SILVESTRE CASANDRINO
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