Quattro punti di vantaggio che esorcizzano il timore di un ricongiungimento, il rebus sulla presenza dell’amato-odiato ex Higuain, una lunga fuga dando spettacolo e segnando gol a valanga con encomio per Sarri dei piu’ rinomati maestri del pallone. E’ questo il Napoli autorevole che si gioca una fetta dello scudetto d’inverno nella sfida delle sfide di venerdi’ con la Juve dei sei tricolori di fila. Un appuntamento, a ridosso del decisivo ultimo turno di Champions, a cui entrambe arrivano vincenti ma un po’ col fiatone. Il Napoli sente che potrebbe essere l’anno buono (sono tanti i presagi favorevoli) e c’e’ ora la possibilita’ di respingere i campioni a -7, per poi concentrasi sull’Inter. La Juve capisce che gli intoppi, compresa l’accresciuta competitivita’ di molte squadre, possono far deragliare il cammino, ma esperienza e qualita’ sono un cocktail che puo’ essere micidiale per gli altri, anche in rimonta. Quindi al San Paolo e’ atteso uno show da leccarsi i baffi di cui Insigne e Dybala saranno i protagonisti piu’ attesi, ma in buona compagnia. Del resto lo 0-0 manca da 20 anni e gli scontri diretti, in 90 anni di confronti serrati, quattro volte sono risultati determinanti per la volata scudetto: il piu’ celebre riguarda ‘core ‘ngrato’ Altafini che, a 34 anni, entra il 6 aprile 1975 e fissa il 2-1 su un errore di Carmignani regalando per due punti lo scudetto alla Juve e guadagnandosi il risentimento perenne dei suoi ex tifosi. Ci vuole il Napoli di Bianchi e Maradona per confezionare la vendetta nel 1987: 3-1 a Torino, e 2-1 al San Paolo con sigillo dell’umile Romano per il primo scudetto, con tre punti sui rivali. Il terzo sprint scudetto nella stagione 2012-2013, ma con meno brividi. Testa a testa all’andata fino allo scontro diretto vinto dai bianconeri di Conte 2-0, poi 1-1 e il Napoli conclude la stagione a nove punti. L’ultima volata e’ quella di due anni fa: 2-1 per i partenopei firmato Higuain e Insigne, poi nel ritorno una rete in zona Cesarini del panchinaro di lusso Zaza consente il sorpasso definitivo sul Napoli . Se le perle di Juve-Napoli sono, nell’immaginario collettivo, le magie di Maradona e Platini, non si dimenticano le imprese di Vinicio, Altafini, Sivori, Baggio, Zidane, Cavani. Andando a zonzo nei decenni rimangono scolpite alcune immagini: un incubo per il Napoli nell’anno della fondazione quando subisce dalla Juve un 8-0 nel 1927 con una tripletta di Antonio Vojak, poi idolo di Napoli. La vendetta matura con due 4-1 al S. Paolo: nel 1939 anche con un gol di Nereo Rocco e nel 1942 con Sentimenti II che gioisce e il fratello Sentimenti III che si dispera. Tre volte Napoli in vantaggio nel 1958 con doppiette di ‘o lione’ Vinicio, tre volte raggiunto, poi Bertucco fissa il 4-3 e il comandante Lauro improvvisa una processione in campo La sfida prende quota quando si prende la scena Sivori: tris in un 4-2 del 1960 e in un 4-0 al San Paolo. Prima di ‘core ‘ngrato’ gli anni ’70 vedono due 4-1 della Juve di Vycpalek nel ’71 e nel ’74. Nella Coppa Italia 1978 poker record di Savoldi in un pesante 5-0. Poi arrivano Maradona e Platini ed e’ sempre festa: Roi Michel segna due volte nel 1984; Diego rispondo con una magia su punizione a scendere che fissa l’1-0 nel 1985. Ma spettacolo ed emozioni non finiscono: doppio Baggio nel 3-1 del 1992. Ecco Zidane che confeziona un pari nel 1996 e una vittoria esterna per il 2-1 nel 1997. Dal purgatorio della B entrambe tornano presto protagoniste. Canta Napoli per tre successi di fila dal 2009: 3-2 a Torino con doppietta di Hamsik, 3-1 al San Paolo decisivo Quagliarella, 3-0 con tris di Cavani. E poi ogni incontro e’ show fino al 4-2 in Supercoppa 2012 col Napoli assente nella premiazione a Pechino dopo una gara al veleno. Poi la Juve decolla e il Napoli schiuma rabbia: due pari e quattro successi Juve. L’anno dopo illusorio 2-1 a Napoli ma il quinto scudetto non sfugge alla Juve che in estate si prende anche Higuain, che in quattro partite segna quattro gol, di cui due decisivi per la vittoria dei bianconeri. Ma ora al San Paolo non ci dovrebbe essere e i tifosi partenopei pensano, senza dirlo per scaramanzia, a un segno del destino.
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