Ora il boss pentito Carlo Lo Russo ultimo reggente dei famigerati “Capitoni” di Miano ha paura per i suoi familiari rimasti in giro nel quartiere a Nord di Napoli e senza protezione. Lo scritto in una lettera consegnata ieri durante l’ennesima udienza del processo per l’omicidio della vittima innocente Genny Cesarano avvenuto nel settembre del 2015 al rione Sanità.
L’ex padrino (la lettera non è stata fatta leggere in aula) avrebbe spiegato che in pericolo ci sono le sue figlie e per i generi e avere motivi per credere che possano ricevere minacce o ritorsioni. Ha fatto anche i nomi di chi potrebbe mettere in atto una vendetta contro la sua decisione di collaborare con la giustizia.
Prima di lui avevano parlato il suo killer prediletto Luigi Cutarelli, dalla cui pistola partirono i colpi mortali che uccisero Genny Cesarano. Ha ammesso le sue colpe, così come fece gli omicidi di Pasquale Izzi e del boss Pierino Esposito, sperando di non ricevere la terza condanna all’ergastolo. “Carlo Lo Russo per me era come un re. Eseguivo tutti i suoi ordini.
Quella notte facemmo una stesa, non doveva succedere, non doveva morire quel ragazzo. Spero che un giorno possiate perdonarmi” ha aggiunto, rivolgendo lo sguardo verso il papà di Genny. Anche Mariano Torre altro killer del gruppo ha ammesso le sue colpe raccontando di aver agito soggiogato dal carisma criminale dell’allora boss Lo Russo e per il timore di quel che sarebbe potuto accadergli se avesse rifiutato di obbedire alle disposizioni date dal capoclan. Anche lui ha invocato il perdono per l’omicidio di Genny, un innocente.
Poi ha preso la parola l’ex boss pentito Carlo Lo Russo che ha quasi ammonito i suoi ex fedelissimi: “Non vi avevo ordinato una stesa, avevo ordinato l’omicidio di Esposito”, ha detto con voce forte e decisa. E nell’aula è calato il silenzio. Poi ha consegnato la lettera ai giudici.
La pm della Dda Enrica Parascandolo nella scorsa udienza aveva chiesto l’ergastolo per Luigi Cutarelli, Antonio Buono, Ciro Perfetto e Mariano Torre, mentre 16 anni e’ la richiesta nei confronti di Carlo Lo Russo, che ha collaborato con gli inquirenti. Il processo si svolge con rito abbreviato davanti al gup Alberto Vecchione.
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