“L’anima stragista di Cosa nostra non e’ morta con Riina. C’e’ ancora chi crede che l’attacco frontale alle istituzioni possa essere piu’ utile all’Organizzazione e che possa portare un vantaggio”. Cosi’ Nino Di Matteo, sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, a Radio anch’io – Rai Radio 1. “Da piu’ indagini risulta che fino a pochi anni fa esistevano dei progetti per eliminare dei magistrati – aggiunge -. Nella storia del periodo stragista si sono annidati rapporti e ricatti. E’ possibile che qualcuno, sia all’interno che all’esterno delle organizzazioni mafiose, sia ancora a conoscenza di segreti che riguardano le motivazioni piu’ profonde e i mandanti delle stragi. Fino a quando ci sara’ anche solo un mafioso in possesso di questi segreti, sara’ in grado di ricattare lo Stato o le istituzioni e quindi fino ad allora saremo ancora in pericolo. La forza della mafia non e’ solo militare ma e’ anche la forza di poter ricattare”.
“Per combattere con efficacia Cosa nostra – sottolinea Di Matteo – di sicuro ci sono delle cose da non fare: da un lato non si deve incorrere nell’errore di far apparire che lo Stato stia sottovalutandola; e poi non modificare la normativa sul 41 bis, sull’ergastolo ostativo, sul sequestro dei beni, sulle intercettazioni telefoniche. Cercare dei rimedi legislativi per quei rapporti tra Mafia con imprenditori, politica e istituzioni. E cercare dei rimedi piu’ efficaci contro la corruzione”.
La bara con le spoglie di Totò Riina è stata sotterrata nel cimitero di Corleone. Il feretro con la salma del capo di Cosa nostra, sbarcato all’alba del 22 novemnre 2017 al porto di Palermo dalla nave Vincenzo Florio, proveniente da Napoli, è giunto al cimitero di Corleone intorno alle 8. Il carro funebre è entrato al camposanto da un ingresso laterale, per sfuggire ai fotografi e giornalisti che da due giorni si trovavano davanti all’ingresso del cimitero.
Quindi la salma è stata benedetta all’interno della cappella del camposanto, prima di essere inumata nella tomba della famiglia Riina, poco distante dalla tomba dell’altro storico padrino corleonese, Bernardo Provenzano, e dal monumento che custodisce le spoglie di Placido Rizzotto, il sindacalista ucciso dalla mafia nel 1948. Al rito erano presenti i figli di Totò Riina: Salvatore, Maria Concetta e Lucia.
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