La nuova ordinanza sul gioco del Comune di Napoli, che entrerà in vigore tra due settimane, ha suscitato un certo malcontento tra gli operatori del settore. Sono molti coloro che considerano il provvedimento inopportuno e non in linea con quanto stabilito in sede di Conferenza Unificata. La proposta sul riordino dei giochi del governo e approvata dalla Conferenza delle Regioni con l’obiettivo di regolare la distribuzione dell’offerta di gioco nel territorio, è stata accolta con grande soddisfazione sia da parte dei rappresentanti degli enti locali che dal mondo politico.
Le misure approvate dalla Conferenza Unificata
La Conferenza ha indicato una serie di misure il cui fine è quello di realizzare una forte riduzione dell’offerta attraverso una sensibile contrazione dei punti vendita e un innalzamento dei loro standard qualitativi in un’ottica di contrasto al gioco d’azzardo patologico. Ha stabilito che le Regioni e gli Enti locali, al fine di una maggiore efficacia nella prevenzione dei minori e nella lotta alla ludopatia, nonché nel contrasto all’insediamento del gioco illegale, adotteranno, nei rispettivi piani urbanistici, criteri che, tenendo anche conto della ubicazione degli investimenti esistenti, consentano una equilibrata distribuzione nel territorio allo scopo di evitare il formarsi di ampie aree nelle quali l’offerta di gioco pubblico sia o totalmente assente o eccessivamente concentrata. Ha inoltre riconosciuto agli EELL la facoltà di stabilire per le tipologie di gioco delle fasce orarie fino a 6 ore complessive di interruzione quotidiana di gioco.
Le reazioni
Aldo Migliaccio, storico operatore napoletano, ha ritenuto che il provvedimento è inopportuno, considerato l’ormai imminente decreto di attuazione dell’intesa tra Governo ed enti locali in Conferenza Unificata annunciato dal sottosegretario Pier Paolo Baretta. Ritiene inoltre che l’ordinanza non limita le discriminazioni esistenti tra le diverse tipologie di vendita sul mercato: “Corner e Ctd sanati possono rimanere aperti senza limitazioni mentre tutte le altre attività in concessione sono costrette ad attenersi ad un arco temporale di sole otto ore“. Migliaccio ha aggiunto che si tratta di un provvedimento che non rispetta l’accordo Stato-Regioni che dovrà tramutarsi in legge e che limita a sole sei ore di chiusura l’intervallo nel quale gli enti locali possono intervenire.
“È poi paradossale e solo frutto di demagogia pensare che qualche operatore possa firmare una convenzione che aggiunge a tutti gli oneri presenti oggi nel rapporto concessorio altri impegni e vincoli a fronte del vantaggio di poter aprire o chiudere con 60 minuti di orario sfasato rispetto a quelli in essere“, dice ancora Migliaccio.
“Il Comune ha perso l’occasione per normare prima di tutti applicando le regole stabilite in Conferenza Unificata, a meno che la città di Napoli non sia esterna alla Conferenza Unificata. Questa è una fuga in avanti del sindaco che farà opposizione a qualunque decreto lo vincoli“, ha concluso.
Lorenzo Verona, vicepresidente e responsabile per le questione territoriali dell’associazione As.Tro. considera l’ordinanza una presa in giro. “Si tratta di provvedimento che impone l’obbligo di non ricorrere a contenziosi, una decisione che ancora una volta colpisce chi raccoglie soldi per lo Stato come noi. I limiti orari restano di 8 ore e non rispettano neppure i termini dell’accordo fra Governo ed enti locali, che prevede l’emanazione di una disciplina in accordo con l’Agenzia delle dogane e dei monopoli. I limiti orari erano definiti per tutelare i ragazzi nelle fasce di entrata e uscita da scuola sapendo bene che ai minori è vietato l’accesso alle sale, e che, dati alla mano, sono più attratti dal gioco online, quindi questa ordinanza non significa niente, lascia tutto come prima e non fa altro che spostare la domanda e quindi la richiesta da un prodotto all’altro, specie verso l’online e l’illegalità che a Napoli come negli altri territori con ordinanze simili sta riprendendo piede“, ha concluso Verona.
Marco Gennatiempo, presidente della delegazione di Sapar per la Campania, ritiene che l’ordinanza è la conferma che l’accordo siglato tra Governo e Regioni è nei fatti privo di efficacia reale. “Questo è l’ennesimo esempio, l’ultimo di una serie, in cui poi gli enti locali continuano a legiferare in maniera autonoma. Di fatto non c’è un vero progetto di riordino a livello nazionale, e soprattutto si concentra l’attenzione sulle sole Awp, facendo finta di non vedere la prorompenza e la pericolosità delle altre offerte di gioco. Se il gioco va riequilibrato va fatto in tutte le sue forme, altrimenti si cerca di favorire alcuni a discapito di altri, senza tutelare realmente i più deboli”.