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Estorsioni tra Castellammare, Pompei e Scafati: 34 tra boss e gregari rinviati a giudizio. TUTTI I NOMI

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Estorsioni agli imprenditori di Scafati e comuni Vesuviani aggravate dal metodo mafioso:  sono 34 tra boss e gregari del clan Ridosso-Loreto e del clan Cesarano che sono stati rinviati a giudizio. Molti hanno annunciato di procedere con il rito alter­nativo, patteggiamento per le poche posizioni marginali e abbreviato {processo ordinario) per quelle più gravi. Gli avvo­cati difensori formuleranno le richieste nella prossima udienza prevista per il 20 no­vembre a Salerno.
Alla sbarra ci sono  Giovanna Barchiesi (sorella dell’ex consigliere comunale di Scafati, Roberto), Giacomo Casciello, Giuseppina Casciello, Roberto Cenatiempo, Giovanni Cesarano, Rosalia Ciatti, Gaetano Criscuolo alias “Mesopotamia”, Francesco Pa­olo D’Aniello, Giuseppe Iorio alias “Peppe o’ killer”, Mario Di Fiore alias “o’ cafone”, Pasquale Di Fiore alias “il figlio do’ ca­fone”, Fiorentino Di Maio, Lu­igi Di Martino alias “Gigino o’ profeta”, Aldo Esposito Fluido, Giovanni Vincenzo Immediato, Michele Imparato detto Massi­mo, Alfonso Loreto, Pasquale Loreto, Antonio Matrone detto Michele, Francesco Matrone, Giovanni Messina, Alfonso Morello alias “o’ Balanzone”, Giuseppe Morello, Francesco Nocera alias “cecchetto”, Anto­nio Palma, Vincenzo Pisacane alias “coccodè”, Giuseppe Ricco detto “Pinuccio ‘o foggiano, Gennaro Ridosso, Luigi Ridosso, Romolo Ridosso, Salvatore Ridosso e Mario Sabatino.
Tra le estorsioni  figurano quelle al “Re Bingo” di Pompei gestito dai fratelli Moxedano, dove fu picchiato il custode del parcheggio per un ritardo nei pagamenti, poi alla sala Bingo di Scafati di via Vitiello e poi la vicenda delle tre ditte del clan Loreto-Ridosso, le cui quote erano state sequestrate, imponevano l’appalto delle pulizie nella zona compreso al “Centro Plaza” di Scafati. L’usura arrivava ad un tasso di interesse annuo pari al 120%. Per la pubblica accusa a Scafati tutto ruotava intorno a tre ditte e in particolare alla “Italia Service”, l’azienda che serviva per acquisire gli appalti dei servizi di pulizia, attraverso il metodo mafioso-camorristico, presso le varie sale bingo del comprensorio, il Centro Plaza di Scafati e alcune aziende del comprensorio conserviero.
Una struttura aziendale apicale che, dietro Cenatiempo, avreb­be avuto a capo gli esponenti di spicco dei Loreto-Ridosso. L’inchiesta è nata dopo le di­chiarazioni dei collaboratori di giustizia Alfonso Loreto e Ro­molo Ridosso, finiti nel mirino della giustizia a settembre del 2015 con un altro blitz messo a segno tra Scafati, Castellammare di Stabia e Boscoreale per un gruppo dedito alle estorsioni a danno di commercianti di Scafati e che portò alla cattura dei vertici dell’organizzazione criminale.

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Articolo pubblicato il giorno 16 Novembre 2017 - 18:23

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