I giudici della Corte di Appello di Napoli hanno condannato a 78 anni di carcere complessivi i tre esponenti del clan Ascione Papale di Ercolano accusati dell’omicidio di Giorgio Scarrone. Due anni in più rispetto alla richieste del procuratore generale ma comunque meno dell’ergastolo a cui erano stati condannati in primo grado. Nel dettaglio Pietro Papale e Bartolomeno Palomba, sono stati condannati a 24 anni di carcere ciascuno (il pg ne aveva chiesti 28). Più pesante invece la condanna per Mario Papale: 30 anni di carcere (il pg ne aveva chiesto 20).
Giorgio Scarrone fu ucciso nel 2008 e aveva come unica colpa quella di essere, fratello di Agostino Scarrone, killer del clan Birra-Iacomino, diventato collaboratore di giustizia. Fu una vendetta trasversale quella che colpì il giovane Giorgio, il quale era del tutto estraneo alle logiche criminali dei cartelli camorristici Birra-Iacomino e Ascione-Papale, in lotta per anni per il controllo degli affari illeciti nella città di Ercolano
Si trattò di una vendetta nei confronti del fratello che aveva preso parte agli omicidi di Gaetano Pinto e di Antonio Papale, quest’ultimo era il fratello del boss Luigi. A commissionare l’atroce omicidio a Salvatore Fiore – secondo gli inquirenti – che fu aiutato a mettere a segno il piano da Bartolomeo Palomba (che fungeva da conducente del ciclomotore utilizzato per la spedizione “punitiva”), furono Mario e Pietro Papale, reggenti del clan.
Ad inchiodare i tre imputati sono state anche le dichiarazioni fatte durante il processo dalla collaboratrice di giustizia Antonella Madonna. Secondo la “pentita”, alla riunione nella quale fu decretata la morte di Giorgio Scarrone presero parte anche Salvatore Fiore, Mario Papale, Bartolomeo Palomba, Pietro Papale e Mario Ascione.
(nella foto da sinistra Mario Papale, Pietro Papale, Bartolomeo Palomba)
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