Si chiamerà Casa Tabor e, come nell’episodio evangelico della Trasfigurazione di Gesù Cristo sull’omonimo monte della Galilea, preludio della sua glorificazione agli occhi di Pietro, Giovanni e Giacomo, cercherà di offrire speranza e gioia a chi vive nell’emarginazione. Casa Tabor, frutto del progetto “Bussate e vi sarà aperto: uno spazio aperto a tutti”, sarà infatti un centro di accoglienza per giovani che vivono in condizioni di disagio, una mano calda, tesa a chi quotidianamente combatte una battaglia contro la sfiducia, la povertà materiale, culturale e affettiva.
E la mano è quella dei “Viandanti della carità” della Comunità Tabor, guidata da don Fabio Di Martino che dal 2007 offre alla popolazione della diocesi di Sorrento/Castellammare la forza del suo carisma religioso e l’entusiasmo delle sue iniziative che man mano ne hanno approfondito l’osmosi e la conoscenza del territorio.
È da quest’ultima, ovvero dalla capacità di sondarne i bisogni, reali oltre che spirituali, che è nato il progetto Casa Tabor con cui il 7 novembre, la Comunità si è aggiudicata la vittoria del bando promosso dal Servizio Patrimonio del Comune di Castellammare di Stabia per la concessione di beni di proprietà comunale al fine di avviare progetti di attività sociale. Ottenendo il punteggio più alto tra le varie proposte, di fatto il progetto Casa Tabor con i suoi 87/100 è stato premiato nella ricca articolazione, in linea con lo spirito del provvedimento volto a innescare meccanismi virtuosi di rigenerazione e partecipazione civica, di valorizzazione dell’associazionismo e di sostegno alle fasce sociali più svantaggiate, azzerando per il Comune, peraltro ancora in dissesto, i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili, secondo gli indirizzi di razionalizzazione dell’utilizzo stabiliti con la delibera comunale n°56 del 15 dicembre 2016.
Così nell’ex scuola di Fratte sorgerà una struttura di accoglienza i cui destinatari diretti saranno giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni che si trovino in stato di disagio economico, familiare o di emarginazione sociale. Una realtà nuova e urgente per un territorio dove la popolazione compresa in questa fascia di età rappresenta il 23.56% del totale e dove non esistono modelli similari di accoglienza e di risposta ai bisogni.
Presto quelle che un tempo sono state aule e spazi aperti di una scuola primaria ospiteranno un help-center destinato all’ascolto e a una prima analisi delle esigenze specifiche della persona; la BoutiqueTabor, cioè un servizio organizzato di distribuzione di vestiario e accessori in buono stato, completo di lavanderia industriale; un centro di distribuzione di giocattoli usati, aperto ai bambini e alle famiglie; un ambulatorio di medici volontari che forniranno assistenza anche per la distribuzione di farmaci di primo soccorso; uno sportello di consulenza legale.
E se è vero che il riscatto sociale passa anche attraverso l’istruzione e la cultura, la Comunità ha ideato un piano di sostegno all’istruzione e al dialogo culturale, includendo nel progetto attività di doposcuola, la creazione di una biblioteca con postazioni informatiche, la strutturazione di momenti stabili, pomeridiani di incontro e di socializzazione, la conduzione di laboratori artigianali, e il funzionamento di un centro convegni.
Attraverso l’applicazione di una Carta dei Servizi che garantirà la verifica continua degli standard qualitativi dell’offerta del centro e la costante formazione di professionisti e volontari che ne assicureranno il funzionamento, il complesso della vecchia scuola elementare tornerà a vivere.
«Casa Tabor» – dichiara don Fabio Di Martino – «sarà per i cittadini stabiesi un punto di incontro per iniziare a sperare in un cambiamento. Le attività e gli operatori messi in campo per realizzare le finalità serviranno di supporto al Comune e alle attività già esistenti sul territorio e saranno offerte gratuitamente così che il Comune riceverà un servizio professionale risparmiando sui costi dei servizi offerti. Inoltre non dimentichiamo che la struttura, collocata sulla collina di Quisisana, dal panorama unico e dal clima mite, per sua natura favorisce l’accoglienza in un ambiente familiare, caloroso e protettivo ed essendo situata in una zona periferica lontana dal centro abitato, viene favorita la discrezionalità dell’utente, garantendo la più assoluta riservatezza e il più ampio rispetto dei suoi diritti fondamentali e della sua dignità. Lavoreremo a sostegno degli ultimi, favorendone l’integrazione attraverso la costruzione di una rete sociale e sempre facendo nostro il primo comandamento, quello dell’Amore».
Articolo pubblicato il giorno 10 Novembre 2017 - 15:11