Il boss pentito di Focrcella, Vincenzo Amirante sta raccontando agli inquirenti cosa è accaduto nella fase della faida di Forcella che ha visto come protagonisti la Paranza dei Bimbi e l’alleanza delle famiglie Amirante-Brunetti-Giuliano-Sibillo. In uno dei suoi recenti verbali ha parlato della spaccatura in seno al gruppo cosa questa che poi ha determinato la sua decisione di pentirsi dopo l’arresto.
“La questione principale per al quale spingevano i Sibillo era il controllo degli affari illeciti della Maddalena che fruttavano 14mila euro a settimana. Finché mio figlio Salvatore è stato libero questa somma era da lui distribuita solo tra gli appartenenti al gruppo Amirante. Eravamo mio figlio Raffaele ed io, quando Salvatore era agli arresti domiciliari a Ladispoli, a gestire gli incassi della Maddalena, la distribuzione dei capi di abbigliamento con marchi contraffatti, la distribuzione delle buste di plastica. Ero io a provvedere al mantenimento delle famglie dei detenuti.
In più 1000 euro a settimana andavano tute le settimane ai Rinaldi. Quando fu arrestato mio figlio Salvatore, Ciro Brunetti e Alssandro Riccio andarono alla Maddalena a riscuotere direttamente. Li sottrassero a Fanzini che era il nostro incaricato alla riscossione delle estorsioni, servendosi di altri affiliati, su cui riferirò. Già in precedenza Ciro Brunetti aveva cercato di accaparrarsi il mercato della Maddalena. Successivamente dopo l’arresto di mio figlio Salvatore, Ciro Brunetti tornò alla carica, con l’accordo con Rinaldi, Sibillo e Giuliano. Dopo questo fatto, il clan stabilì che al gruppo Amirante dovessero andare 4mila euro al mese dei ricavi della Maddalena, mentre la parte restante ai Sibillo che la avrebbero divisa per altri gruppi”.
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