Camorra, i pentiti: ”Ecco chi uccise ‘o monkerino sulla spiaggia di Terracina”. Presi Arcangelo Abbinante e i complici

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Sono quattro le persone arrestate per l’uccisione avvenuta nel 2012 di Gaetano Marino, detto “Monkerino” fratello di Gennaro (detto ”O Mckey”) detenuto in regime di 41 bis per associazione di stampo mafioso e omicidio.
Erano stati gli agenti della Polizia di Stato del commissariato di Terracina, ad intervenire nei pressi dello stabilimento balneare ”Il Sirenella”, in viale Circe, alle 17 circa del 23 agosto 2012, riscontrando la presenza, sul manto stradale, del corpo, raggiunto da ben 11 colpi d’arma da fuoco e ormai esanime, del pluripregiudicato napoletano Marino, affiliato di spicco dell’omonimo clan camorristico, all’epoca coinvolto in un violento scontro all’interno dell’ala dei cosidetti ”Scissionisti” di Secondigliano per la gestione di una zona del quartiere Scampia denominato ”Case Celesti”, feudo dei Marino in quel momento guidati proprio dalla vittima.
Le indagini, svolte nell’immediatezza consentirono di ricostruire la dinamica dell’evento delittuoso. Attraverso le prime testimonianze, gli investigatori scoprirono che Marino, in vacanza a Terracina unitamente alla famiglia, quel pomeriggio si era recato presso lo stabilimento balneare ”Il Sirenella”, dal quale, si allontanò per raggiungere la strada in compagnia di un’altra persona, successivamente identificata per Raffaele Iavazzi, indagato per favoreggiamento a seguito della versione poco chiara fornita nell’immediatezza e arrestato.
Nei pressi dello stabilimento, la vittima dell’agguato venne dapprima raggiunta tre volte al tronco e, successivamente, da altri otto colpi, esplosi a distanza ravvicinata e in rapida successione. L’esame comparativo effettuato sui proiettili rinvenuti, ha riscontrato che tutti i colpi provenivano dalla stessa arma: una pistola cal. 9×21. Si accertò inoltre che sulla strada al momento dell’omicidio vi era un’autovettura Fiat Grande Punto in doppia fila con a bordo due uomini e poco più avanti una Fiat Punto parcheggiata di traverso in viale Circe in modo tale da non consentire il passaggio.
Dalla Fiat Grande Punto scese l’esecutore che ha esploso i molteplici colpi all’indirizzo di Marino, per poi fuggire con l’autovettura. La Fiat Punto invece, all’esito dell’uccisione, dopo avere effettuato una veloce manovra a retromarcia ed aver danneggiato diversi ciclomotori, ripartì in direzione Roma. Quest’ultima autovettura venne trovata a Terracina il giorno seguente nei pressi dell’abitazione di Carmine Rovai, il quale, pur avendo nella disponibilità il mezzo, lo aveva prestato al suo amico Salvatore Ciotola.
Tenendo conto che Rovai, Ciotola e il proprietario della Fiat Punto, erano soggetti legati ai clan di Secondigliano venne intrapresa la pista investigativa secondo cui il movente era da inquadrare nella faida di Secondigliano tra gli ”scissionisti”, che vedeva il gruppo degli Abbinante-Notturno-Aprea-Abete opposto alle famiglie Magnetti-Petriccione, legate al clan Vanella-Grassi.
Le indagini, per le quali sono state attuate tecniche di captazione delle conversazioni, ambientali e telefoniche, hanno consentito di far emergere evidenti incongruenze con quanto riferito e che non lasciavano dubbi circa l’utilizzo della vettura da parte di Ciotola, facendo trasparire, altresì, la consapevolezza che il predetto fosse presente sul luogo dell’omicidio.
Le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, poi, hanno confermato le risultanze investigative, fornendo all’Autorità Giudiziaria un grave quadro indiziario a carico degli odierni arresti. In particolare, l’analisi incrociata degli elementi probatori raccolti ha consentito di sostenere che gli occupanti della Fiat Punto, parcheggiata di traverso in Viale Circe al momento del delitto, fossero proprio Rovai e Ciotola, e di individuare, altresì, in Giuseppe Montanera (referente della famiglia Abete-Notturno) e Arcangelo Abbinante (referente della famiglia Abbinante) coloro che erano a bordo dell’altra autovettura, dalla quale era sceso l’esecutore materiale (Arcangelo Abbinante) dell’agguato, poi fuggito con il complice Montanera. Sono proprio Abbinante e Montanera a decidere la strategia da attuare, scegliendo quale vittima predestinata Marino e utilizzando Rovai e Ciotola, entrambi collegati al clan Abbinante, quali soggetti che potevano fornire supporto logistico.
Destinatari dell’ordinanza, in quanto responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro e con altri, di aver causato la morte di Gaetano Marino, sono Arcangelo Abbinante (esecutore materiale), Giuseppe Montanera (componente commando); Carmine Rovai (appoggio logistico) e Salvatore Ciotola (appoggio logistico).

(nella foto il luogo dell’omicidio e da sinistra la vittima Gaetano Marino ‘ o monkerino, Arcangelo Abbinante e Giuseppe Montanera)


Articolo pubblicato il giorno 14 Novembre 2017 - 12:11
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