Lo storico clan Lo Russo, o dei capitoni, “la cui esistenza e operativita’ fin dagli anni ’80 e’ un dato giudiziariamente accertato, non ha mai smesso di essere operativo sui territori di Miano, Marianella, Chiaiano, Piscinola, Don Guanella, Colli Aminei e zone limitrofe grazie alle capacita’ criminali degli esponenti di spicco (i fratelli Lo Russo) e dei rispettivi figli. Neanche lo stato di detenzione o la latitanza di alcuni di essi ha di fatto impedito al clan di mantenere il controllo delle illecite attivita’ cui e’ stabilmente dedito nei territori di influenza, dalle estorsioni al traffico di stupefacenti; e, soprattutto, di avere il controllo armato dei territori medesimi, non esitando a scendere in campo per eliminare avversari o per dimostrare chi comanda”.
A scriverlo, il gip di Napoli Francesca Ferri, che in 960 pagine ha ricostruito i risultati di due indagini convergenti di carabinieri e polizia a carico di 46 indagati, 40 dei quali raggiunti dalla misura cautelare in carcere da lei firmata. Nel mirino degli inquirenti, l’attivita’ di fiorenti piazze di spaccio di Miano e Piscinola, ma anche gli arsenali della cosca, da sempre una delle piu’ organizzate militarmente del capoluogo campano. “La storica presenza del clan dei capitoni nell’area di Miano costituisce, dunque, un dato giudiziariamente accertato, cosi’ come e’ dato giudiziariamente accertato quello secondo cui il clan era parte integrante dell’Alleanza di Secondigliano. Sebbene questa esperienza criminale confederata possa oggi ritenersi esaurita, sono stati acquisiti numerosi elementi di prova relativi alla piena operativita’ del clan Lo Russo fino ad oggi”, continua il gip.
La “florida attivita’ di spaccio di sostanze stupefacenti da sempre gestita dal clan Lo Russo anche grazie alle alleanze concluse negli anni con gli uomini della Vanella Grassi”, dunque, e’ continuata anche dopo l’arresto dei boss, e la cosca “ha sempre reagito alla risposta dello Stato, concretizzatasi in arresti e condanne, facendo affidamento anche sulle ‘fortuite’ coincidenze giudiziarie: all’arresto di alcuni seguiva la scarcerazione di altri uomini di vertice che, immediatamente, riprendevano il controllo dell’organizzazione facendo affidamento anche sulla presenza di giovanissimi pronti a tutto pur di entrare nelle grazie del capo clan di turno”.
I Lo Russo sono concentrati in modo stabile sulla gestione “del lucroso settore della vendita delle sostanze stupefacenti”, e possono contare “su uomini fedeli ai vertici dell’organizzazione che hanno il controllo delle piazze di spaccio in cui sono operativi i pusher al soldo del clan”. Le microspie piazzate dai carabinieri nelle auto di molti indagati e le intercettazioni telefoniche, ma anche servizi di osservazione, pedinamento e controllo culminati in taluni casi in operazioni di arresto e sequestro, hanno arricchito scenari gia’ delineati da sentenze e dichiarazioni di pentiti, uno fra tutti il boss Carlo Russo e il nipote Antonio, consentendo una “esaustiva” ricostruzione delle ‘piazze’ di spaccio sottoposte al controllo dei capitoni e l’identificazione di chi, con ruoli diversi, ha consentito alle ‘piazze’ di funzionare e di garantire proventi per il sostentamento del clan. L’arco temporale delle indagini e’ compreso tra il novembre 2015 e l’aprile 2016, e corrisponde al periodo di reggenza del clan da parte di Carlo Lo Russo.
Diverse le piazze su cui si e’ concentrata l’attenzione degli investigatori: da quella “abbasc ‘o Messico” (sotto il Messico, bar nel quartiere di Miano), a quelle “sotto al ponte” del rione don Guanella, delle Palazzine Mussolini, di San Gaetano, di Piscinola, o quella di Vincenzo Di Massaro che la droga ai clienti la porta a domicilio con la sua moto. Tutte piazze rifornite direttamente dagli uomini del clan, perche’ come spiega il boss, non esistono spacciatori “a privato”, cioe’ che lo possano fare per conto loro; tutti devono prendere coca, eoina, marijuana dal clan e pagare anche una tangente al clan per spacciare. “Il clan si arricchisce perche’ vende ai prezzi che vuole – annota il gip – lo stupefacente che acquista all’ingrosso, e riceve oltre al prezzo della droga anche una somma di denaro dovuta dai gestori per poter vendere nei territori dei capitoni che garantiscono tutela e protezione anche in occasione dei ‘fastidi’ provocati da Walter Mallo”, il cui gruppo ha provato a rimpiazzare i Lo Russo sul territorio con una ‘guerra’ che nei mesi scorsi ha visto diversi omicidi.
Tra i fornitori di droga, anche Ettore Bosti, 38 anni, ex reggente del clan Contini, componente dell’Alleanza di Secondigliano cui i Lo Russo sono legati, destinatario di una delle misure cautelari perche’ l’inchiesta mette in luce diversi episodi in cui ha fornito ai capitoni cocaina, due chili per volta a 32mila euro, e marijuana, dieci chili alla volta a 3mila euro al chilo.
LE PIAZZE DI SPACCIO E I GESTORI
1) La piazza di spaccio di cocaina ‘sotto al ponte’ gestita da Davide Davide e Sannino Antonio
2) La piazza di cocaina gestita da Cristilli Antonio
3) La Piazza di marijuana nelle Palazzine di Mussolini, il Rione San Tommaso di Vico Valente, gestita da Annunziata Gianluca e Peluso Alessio
4) La piazza di marijuana di De Martino Domenico e Sarnataro Agostino a Marianella
5) La piazza di hashish e marijuana di Chianese Domenico a Piscinola
6) La piazza di hashish e marijuana di Ruocco Gennaro in Via Don Luigi Guanella, sotto al ponte, gestita inizialmente anche da Pietro Gemito con la collaborazione del minore Vincenzo P., successivamente solo dal Ruocco
7) La Piazza di hashish di Michele Marano operante nel Rione San Gaetano, nella zona comunemente chiamata “in mezzo alla chiesa”.
8) I traffici di cocaina di Pecorelli Damiano, Miraglia Salvatore Angelo e Taglialatela Ciro
9) La piazza di eroina di Di Napoli Carmine
10) La piazza di cocaina di abbasc ‘o Messico a Miano gestita da Cangiano Salvatore, Mango Luigi, Annunziata Gianluca, Peluso Alessio e Fontana Giuseppe
11) La piazza di Corona Marco e D’Andrea Tommaso
12) La piazza di Staiti Vincenzo e Staiti Renato
13) La piazza di Aceto Anna e Sansone Mario
14) La piazza di Gatto Alessandro e Gatto Armando
Antonio Esposito
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Articolo pubblicato il giorno 20 Novembre 2017 - 18:36